Sicurezza alimentare: attenzione ai norovirus

Sono in aumento i casi di gastroenterite virale dovuti a questi agenti patogeni. Per gli hotel e i ristoranti è fondamentale conoscere il rischio e prevenire le infezioni.

20171103_cc_art_01I norovirus sono tornati sulle pagine della cronaca durante i Campionati del mondo di atletica leggera che si sono svolti a Londra nell’agosto di quest’anno, quando molti atleti sono stati colpiti da un’epidemia di gastroenterite.

Il Public Health England, l’Agenzia di Sanità Pubblica del Regno Unito, aveva ufficialmente confermato che la causa era attribuibile al norovirus, un virus altamente infettivo, causa di gastroenterite acuta. Il norovirus era già famoso come il ‘virus delle navi da crociera’: dai primi di gennaio ai primi di luglio del 2006 su 13 diverse navi da crociera che navigavano in acque europee si erano verificati 43 casi di gastroenterite.

Tra passeggeri ed equipaggio i casi di gastroenterite erano stati 1.500 ma non era stata trovata una causa comune, ma durante queste epidemie sono state identificate anche due nuove varianti di norovirus. Sulla base degli anni precedenti, esperti dell’ECDC (European Centre for Disease Prevention and Control), il Centro Europeo di Prevenzione e Controllo delle malattie, ha ritenuto che questi nuovi ceppi avevano coinciso con l’aumento di focolai nei paesi europei.

Carta d’identità dei norovirus

I norovirus sono stati scoperti e isolati nel 1972, e fanno parte della famiglia dei Caliciviridae. Sono chiamati anche ‘virus di Norwalk’, dalla città dell’Ohio dove nel 1968 vi fu un’epidemia di gastroenterite. In quali ambienti si manifesta? Il contagio è più facile là dove le persone vivono in comunità e in ambienti confinati: dalle navi passeggeri (appunto ‘virus da navi di crociera’), agli alberghi, ospedali, case di riposo, scuole…

Il periodo di incubazione è di 12 – 48 ore e la durata dell’infezione è da 12 a 60 ore. I sintomi sono nausea, vomito (soprattutto nei bambini), diarrea, crampi addominali. In genere non ha conseguenze serie, la guarigione avviene per la maggior parte in 1-2 giorni. Precauzione importante è combattere la disidratazione provocata da vomito e diarrea e che, soprattutto nel caso di anziani e bambini costituisce motivo di rischio: è quindi è consigliata l’assunzione di molti liquidi.

Il virus si trasmette da persona a persona, per via orofecale o via aerosol oppure tramite acqua o cibo infetti, e anche per contatto con superfici contaminate. Quello che è risultato chiaro è che per la maggior parte dei casi la trasmissione è avvenuta per contaminazione dei cibi da parte di chi si occupa della preparazione di cibi, di un produttore o di un distributore subito prima del consumo: le epidemie sono spesso associate al consumo di insalate, cibi freddi, sandwich, prodotti di panetteria. foto 2 norovirusIl cibo potrebbe anche essere contaminato alla fonte, da acque infette, per esempio nel caso di frutti di mare, di verdure fresche o di frutti di bosco; inoltre, in molti casi, la contaminazione è stata attribuita alle cisterne di raccolta dell’acqua oppure a piscine e fontane.

Tenaci e resistenti

Non esistono a oggi vaccini per i norovirus e neppure esistono trattamenti specifici. E, per di più, il fatto di avere contratto l’infezione non dà luogo a un’immunità duratura: lo statunitense CDC, Centers Diseases Control and Prevention, afferma che l’immunità dura solo alcuni mesi, e quindi lo stesso individuo può essere soggetto a più infezioni nel corso della vita. Non bastasse questo, si aggiunge anche la loro forte resistenza: sopravvivono a temperature superiori i 60° C e anche in presenza di cloro, che viene usato per disinfettare le acque potabili. In più, rimangono nelle feci delle persone infette per minimo 72 ore dopo la guarigione. E sono anche molto attivi: sono sufficienti 10 particelle virali a originare un’infezione. Inoltre, sono molto persistenti nell’ambiente – anche due settimane dopo l’infezione iniziale – fatto che facilita la loro diffusione. Un quadro, dunque, che mostra come la lotta ai norovirus sia tutt’altro che facile.Schermata 2017-10-18 alle 12.01.34

Quali armi di difesa?

Se sono noti i problemi che il norovirus può causare alle singole persone, ragionando in termini aziendali relativamente agli ambienti in cui si può manifestare, è facilmente prevedibile il danno – economico e di immagine – che può arrecare a un hotel o a un ristorante, per esempio. E allora cosa si può fare? Per contrastare il norovirus c’è una sola forma di controllo efficace: la prevenzione. Che significa attuare attente misure igieniche nel manipolare e distribuire i cibi e le bevande. Date le caratteristiche di resistenza e persistenza di questo virus, l’igiene a tutto campo – a partire dall’igiene personale degli addetti alla manipolazione e distribuzione dei cibi – è di assoluto rigore.

Le norme e i consigli non sono diversi da quelli che si danno per evitare qualsiasi tossinfezione alimentare: lavarsi molto bene le mani prima di toccare i cibi; lavare e disinfettare materiali e superfici che possono essere stati a contatto con una persona infettata. Per chi lavora a contatto con gli alimenti, le misure precauzionali devono essere severe: non lavorare e non stare a contatto con il cibo se si è indisposti (soprattutto in caso di gastroenterite) e fino a tre giorni dopo la guarigione; utilizzare solo alimenti di provenienza certificata (soprattutto in caso di alimenti che non vengono cotti o cotti poco, come verdure e frutti di mare); eliminare gli alimenti che potrebbero essere stati contaminati da un operatore infetto o da altre fonti di norovirus; tenere separati chi porta pannolini e pannoloni (asili e case di riposo… ) dalle aree dove viene preparato e distribuito il cibo.Schermata 2017-11-28 alle 12.22.52

Norovirus, un allarme annunciato

Per l’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, le gastroenteriti rappresentano un’emergenza sanitaria e che i dati confermino la significatività delle infezioni da norovirus è evidente da tempo: a livello globale, si stima che il norovirus sia la causa più comune di gastroenterite acuta. I dati dei CDC, Centri di Controllo e Prevenzione delle Malattie, segnalano che il norovirus è la causa di 685 milioni di casi di gastroenterite ogni anno, e 200 milioni di questi casi riguardano i bambini di età inferiore ai 5 anni. Questo porta a circa 50.000 decessi di bambini ogni anno, e quasi tutti si verificano nei paesi in via di sviluppo. Ma il norovirus è un problema sia dei Paesi a basso sia di quelli ad alto reddito.

Quanto costa

Ogni anno il norovirus ‘costa’ circa 60 miliardi di dollari. Questi costi sono dovuti principalmente ai costi sanitari (denaro speso per trattare le complicazioni del norovirus) e alla perdita della produttività (persone che non sono in grado di lavorare perché sono malate). Le infezioni e focolai di norovirus sono di solito più comuni nei mesi più freddi, invernali (“winter vomiting bug”), perché circa la metà di tutti i casi si verificano da dicembre a febbraio nei paesi sopra l’equatore e da giugno ad agosto in paesi al di sotto, ma negli ultimi tempi questa stagionalità non è così netta. Nuovi ceppi di norovirus emergono ogni due o quattro anni e spesso, ma non sempre, questi nuovi ceppi portano a un aumento delle epidemie in tutto il mondo.

Norovirus in viaggio…

Anche nell’Europa occidentale i norovirus sono considerati i più importanti agenti che causano gastroenteriti non batteriche e a questo proposito è nato un Network europeo di ricerca sulle tossinfezioni di origine virale. Eurosurveillance è una rivista scientifica europea dedicata all›epidemiologia, alla sorveglianza, alla prevenzione e al controllo delle malattie trasmissibili, con particolare attenzione a temi di rilevanza per l’Europa. Schermata 2017-11-28 alle 12.12.14Uno studio presentato appunto su Eurosurveillance ha preso in esame l’andamento del norovirus nel corso del 2006 in 13 Paesi europei (i dati vanno però presi in considerazione anche alla luce delle diverse metodologie utilizzate per la raccolta, il campionamento e il controllo della popolazione): Germania, Danimarca, Spagna, Finlandia, Francia, Inghilterra e Galles, Ungheria, Irlanda, Italia, Paesi Bassi, Norvegia, Svezia, Slovenia. Solo in Francia e Spagna non è stato registrato un aumento della diffusione del virus, che invece è stato particolarmente sensibile in tutti gli altri Paesi considerati. I risultati indicano che oltre l’85% delle epidemie a causa virale sono dovute a questo tipo di virus.

Variano secondo i Paesi i luoghi dove si è manifestata l’infezione: in Inghilterra e Galles, Spagna e Paesi Bassi la maggior parte dei casi sono stati registrati in ospedali e residenze per anziani (rispettivamente 78%, 64% e 66%). In Danimarca, invece, il 76% delle epidemie (13 su 17 registrate), si sono verificate in negozi e spacci di alimentari (però qui la sorveglianza è data dall’ispettorato della sicurezza alimentare che raccoglie dati sui casi trasmessi dal cibo e non dalle persone).

In Slovenia, la maggior parte delle epidemie (71%) avviene nei centri di cura diurni, mentre in Francia nelle case private (78%). In Gran Bretagna dal 1992 i dati sono raccolti dalla Health protection agency, secondo cui il norovirus è responsabile di più di 1.800 casi all’anno. In più del 70% dei casi le epidemie si sono verificate in centri di assistenza sanitaria, con l’86% di casi dovuti a trasmissione diretta da persona a persona e il 4% a cibo contaminato. Il Public Health England il dicembre scorso ha segnalato un incremento del 9% nei casi durante l’inverno a confronto con i dati dell’anno precedente (2.435 casi di malattia, il 12% in più dello stesso periodo negli ultimi 5 anni).

In Italia

Solo di recente l’attenzione si è focalizzata sul norovirus per cui le sicurezza alimentare che raccoglie dati sui casi trasmessi dal cibo e non dalle persone). In Slovenia, la maggior parte delle epidemie (71%) avviene nei centri di cura diurni, mentre in Francia nelle case private (78%). In Gran Bretagna dal 1992 i dati sono raccolti dalla Health protection agency, secondo cui il ricerche sono ancora piuttosto scarse. Uno studio pubblicato su Eurosurveillance rileva come per un’epidemia nella provincia di Taranto nel 2006 la causa pare sia da attribuirsi all’acqua contaminata: fra maggio e settembre sono stati registrati 2.860 casi. Un altro studio descrive un’epidemia in un villaggio turistico nel golfo di Taranto, nel luglio 2000: in due settimane sono rimaste coinvolte più di 340 persone.

Chiara Merlini

 

Fonti: ECDC, European Centre for Disease Prevention and Control; CDC, Centers for Disease Control and Prevention; Eurosurveillance; ISS, Istituto Superiore di Sanità; Epicentro; Public Health England; Health Protection Agency

 

 



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