a cura di Michele Corsini
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha definito il concetto di salute come ”una condizione di completo benessere fisico, mentale e sociale e non esclusivamente l’assenza di malattia o infermità”.
Considerandola in questi termini, tutto ciò che porta a uno turbare, modificare questo equilibrio dinamico si può considerare malattia. Inoltre, l’accento posto sul fatto che lo stato di benessere non riguarda l’individuo singolo, nell’accezione ‘fisica’ di ‘assenza di un ‘male’ ma si considera la sua complessità: non più solo l’ambiente ‘interno’ ma anche il benessere dell’individuo nella società, come parte sociale.
La definizione di malattia sociale, nel Nuovo Dizionario De Mauro, è definita come “la malattia che, coinvolgendo un numero elevato di persone, incide sulla società“.
Ecco perché lo studio e l’attenzione alle ‘malattie sociali’ assumono un’importanza sempre maggiori. Che eventi esterni poi possano influire anche pesantemente nell’aggravare la situazione (come per esempio in tempo di Covid-19) riporta ancora al maggiore interesse dedicato a questo tipo di stati patologici.
Cosa sono le malattie sociali?
Sono quelle condizioni di salute che sono influenzate da una varietà di fattori tra cui la povertà, la discriminazione, le abitudini di vita e di lavoro, i costumi e il grado di istruzione. Queste malattie non solo hanno un impatto sulla salute individuale, ma rappresentano anche un peso economico notevole e hanno importanti conseguenze sociali.
Sono le patologie che costituiscono il maggiore campo di indagine della medicina sociale, che ha una prospettiva diversa dalla medicina clinica, cioè studia i fenomeni della biologia umana dal punto di vista dell’interesse collettivo.
Dal punto di vista socioeconomico tutte le malattie hanno una forte rilevanza, ma esistono patologie – le malattie sociali – che riguardano la collettività più di altre, perché sono quantitativamente rilevanti.
Per essere considerata una malattia sociale deve avere determinate caratteristiche:
- alta incidenza, cioè una larga diffusione nella popolazione. È un dato quantitativo, deve avere una rilevanza statistica
- continuità di alta frequenza: deve essere stabile nel tempo, in modo da suscitare la risposta delle istituzioni
- danno economico (gravi ripercussioni di ordine economico e sociale). La malattia deve incidere sia sulla capacità produttiva lavorativa del singolo individuo, sia sulla collettività che deve predisporre mezzi preventivi, curativi, riabilitativi (e quindi un impiego di risorse pubbliche). Per le loro caratteristiche, le malattie sociali rendono indispensabile l’intervento dello Stato.
Cosa dice la legge
Ecco i riferimenti a livello legislativo sul percorso e la definizione di quali sono da considerarsi ‘mallattie sociali’, un elenco che negli anni viene integrato, perché la malattia ‘sociale’ è strettamente legata all’evolversi dei tempi .
Ministero della Sanità D.M. 20 dicembre 1961 – Forme morbose da qualificarsi malattie sociali ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 11 febbraio 1961, n. 249 (Pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 73 del 20 marzo 1962)
- I tumori
- Le malattie reumatiche
- Le malattie cardiovascolari
- Gli stati disendocrini e dismetabolici
- Le microcitemie, il morbo di Cooley e l’anemia microsferocitosica
- Le tossicosi da stupefacenti e da sostanze psico-attive
Questo elenco è stato integrato dal DM 20 febbraio 1963 con:
- I traumatismi conseguenti a incidenti del traffico
Dal DM 5 novembre 1965 con:
- Glaucoma
- Ametropie e anomalie muscolari e loro complicanze
- Distacco di retina e le alterazioni degenerative eredo-familiari otticoretiniche
- Epilessia
L’ultima integrazione è stata effettuata con DM 10 giugno 2014: l’aggiornamento dell’elenco riguarda esclusivamente, in tutte le tre liste, il gruppo ‘tumori professionali’ e il gruppo ‘malattie da agenti fisici’ con riferimento alle sole patologie muscolo scheletriche.
Il Ministero della Salute ha l’obbligo di aggiornare l’elenco ogni cinque anni, in ottemperanza al principio fondamentale per cui le malattie sociali, per le loro caratteristiche, mutano a seconda delle diverse epoche e sono strettamente collegate alle innovazioni scientifiche e tecnologiche, che hanno una incidenza notevole sul benessere collettivo.
Cosa si può fare
Le malattie sociali hanno un costo elevato per la società, in termini di vite umane perse, produttività ridotta e costi sanitari. È importante intervenire per prevenire e curare queste malattie, attraverso interventi di promozione della salute, di educazione e di sostegno sociale.
Ecco alcuni esempi di interventi che possono essere attuati per contrastare le malattie sociali:
- Programmi di prevenzione: campagne di sensibilizzazione, educazione scolastica e interventi di sostegno alle famiglie.
- Servizi di cura: servizi di trattamento per le dipendenze, i disturbi mentali e le altre malattie sociali.
- Interventi di sostegno sociale: programmi di reinserimento lavorativo, sostegno alle vittime di violenza e programmi di assistenza alle persone con disabilità.
La lotta contro le malattie sociali è una sfida complessa che richiede un impegno comune da parte di tutti gli attori della società, dalle istituzioni alle organizzazioni non profit ai cittadini.
L’informazione viaggia veloce, o meglio può viaggiare veloce, ma se dall’altra parte non c’è l’attenzione, la sensibilizzazione ai problemi, la voglia di comprendere anche ‘i lati oscuri’ della malattia intesa nell’accezione più ampia, con la riduzione delle risorse alla Sanità, con la carenza di personale medico e infermieristico che si sta verificando in questi anni, la strada sia per la comprensione, sia per gli interventi per sostenere – socialmente, economicamente, familiarmente – il peso delle malattie sociali si presenta molto lunga e difficile. Sicuramente in salita.
Per saperne di più:
– Storia naturale delle malattie, Università di Macerata Lezione della prof. Eleonora Luzi, Facoltà di Igiene e Medicina Sociale A.A. 2020-2021