Per noi italiani questo periodo è ancora sinonimo di ferie, anche se non tutto si ferma e magari solo rallentiamo. L’augurio che ci facciamo è di sentirci più liberi in questo tempo sospeso, lasciamo vagare i pensieri, il sole cocente irraggia tutti, ma il cielo è più azzurro e l’aria più leggera.
Non abbiamo voglia di riflessioni che ci distolgano dalla nostra pausa, forse non abbiamo proprio voglia di riflessioni. Però mi si è presentato un pensiero e così, solo per passare pochi minuti, ve lo propongo.
Le nostre vacanze, anche poco, sono cambiate, le nostre abitudini modificate. Ragioni esterne e variazioni interne: gli anni ‘sospesi’ appena passati hanno tolto o mutato qualcosa e ci hanno lasciato un segno. Ne siamo usciti cambiati. Se ci guardiamo dentro, per le esperienze che ognuno di noi ha vissuto, prima e dopo, siamo diversi.
Per caso, mi sono imbattuta nella descrizione di una tecnica giapponese, forse più un’arte e, come capita spesso, mi ha affascinato.
Si tratta del Kintsugi, l’antica (è nata nel XV secolo) arte giapponese di riparare il vasellame rotto unendo i cocci con un collante naturale misto a metalli preziosi (oro liquido). In questo modo la rottura viene riparata, ma non viene nascosta. Anzi.
L’oro che mette in evidenza la riparazione dà all’oggetto un valore più forte: non è più come prima, dopo la frattura è diverso ma è anche più prezioso. Ha le ‘cicatrici d’oro’.
Se non possiamo ricreare una serenità scomparsa, possiamo valorizzarla, accettarla e mostrarla. Non negare anche le nostre personali fratture e traumi interiori, ma accettarli e ‘ricostruirli’ in un percorso, magari difficile, per dare loro (e dare a noi) un valore maggiore, ricco e luminoso che segni la strada per una crescita. E il tempo d’estate può servire anche a questo…
A chi non ha cocci emotivi da riparare queste parole di certo non interessano e magari anche un’arte e una tecnica orientale non incuriosisce nessuno. Però mi piace sempre condividere con voi quello che trovo sulla mia strada…