PFAS, un argomento scottante

PFAS (acronimo di PerFluorinated Alkylated Substances),s ostanze alchiliche perfluorurate e polifluorurate, oltre 4.700, sono un gruppo di sostanze chimiche artificiali utilizzate in moltissimi ambiti, che nel corso del tempo si accumulano negli esseri umani e nell’ambiente.

Si gratta di composti che, a partire dagli anni cinquanta, si sono diffusi in tutto il mondo, utilizzati per rendere resistenti ai grassi e all’acqua tessuti, carta, rivestimenti per contenitori di alimenti ma anche per la produzione di pellicole fotografiche, schiume antincendio, detergenti per la casa. E non solo.

i PFAS sono note come ‘sostanze chimiche permanenti’, in quanto  estremamente persistenti nel nostro ambiente e per l’organismo: infatti, possono avere effetti negativi sulla salute e procurare danni al fegato, alla tiroide, causare obesità, problemi di fertilità ed essere causa di tumori.

94 associazioni europee contro i PFAS: “Serve un divieto globale”

In una lettera aperta alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, 94 associazioni, tra cui WWF, European Environmental Bureau e Legambiente, chiedono uno stop alla produzione e all’uso dei PFAS, e che le aziende responsabili della contaminazione di acqua, suolo e organismi siano chiamate a rispondere dei danni.

Le associazioni denunciano il lobbying dell’industria dei PFAS, accusata di diffondere disinformazione per indebolire la proposta dell’UE di limitare questi “forever chemicals”. La campagna, definita “sabotaggio del futuro”, ricorda strategie già usate dalle industrie del tabacco e dei combustibili fossili.

“L’UE deve agire ora per proteggere salute, ambiente e diritti umani”, scrivono i firmatari, sottolineando la necessità di una regolamentazione più forte per guidare l’Europa verso un’economia libera da sostanze tossiche e sostenibile.

Le richieste della società civile

Le associazioni, tra cui EEB e WWF, invocano un’azione decisa contro i PFAS, definendo questo momento cruciale per l’UE. “È tempo di porre fine a questo sabotaggio del nostro futuro e agire con determinazione” sottolineano, aggiungendo che l’Europa ha l’opportunità di guidare a livello globale nella tutela del patrimonio naturale, della salute pubblica e dell’ambiente. Promuovendo regolamentazioni solide.

Le associazioni avanzano otto richieste prioritarie alla presidente della Commissione europea:

  1. Promuovere un divieto globale sui PFAS per ridurre l’inquinamento alla fonte, sostenendo la proposta del 2023 di restrizione avanzata da cinque paesi UE e rafforzando la legislazione su pesticidi, biocidi e farmaci.
  2. Ridurre le interferenze dell’industria, pubblicando e verbalizzando gli incontri con i rappresentanti del settore, basando le decisioni su dati scientifici indipendenti.
  3. Applicare il principio “chi inquina paga” per rendere le imprese responsabili dei costi dell’inquinamento.
  4. Attuare un piano di monitoraggio e bonifica per i territori contaminati.
  5. Fornire supporto sanitario, legale e finanziario ai cittadini colpiti dall’inquinamento da PFAS, garantendo giustizia alle vittime.
  6. Accelerare l’eliminazione graduale dei PFAS, incentivando soluzioni alternative sicure e innovative.
  7. Rafforzare il regolamento REACH per prevenire nuovi scandali chimici, semplificando i processi normativi, dando priorità a sostanze persistenti e promuovendo divieti di gruppo.
  8. Collaborare per la regolamentazione globale dei PFAS, sostenendo i trattati internazionali come la Convenzione di Stoccolma e il Trattato globale sulla plastica.

PFAS vietati in USA e Francia: un passo avanti nella regolamentazione globale

La normativa internazionale rafforza il controllo sui PFAS, sostanze chimiche pericolose al centro di studi scientifici per il loro impatto sull’ambiente e sulla salute umana. Negli ultimi mesi, Stati americani come California, New York e Minnesota hanno introdotto divieti che riguardano prodotti come tessili, cosmetici, articoli per la pulizia e pentole.

Anche la Francia si unisce a questa tendenza, con limitazioni significative che entreranno in vigore nel 2026. Queste misure segnano un crescente impegno a livello globale per ridurre la diffusione di queste sostanze chimiche dannose.

Le norme sui PFAS nello Stato di New York Lo Stato di New York ha introdotto restrizioni sui PFAS negli indumenti. Dal 1° gennaio di quest’anno, è infatti vietata la vendita di capi d’abbigliamento con PFAS aggiunti intenzionalmente (utilizzati cioè per conferire specifiche proprietà tecniche come impermeabilità, resistenza alle macchie, ecc.). Sono interessati dal divieto tutti gli indumenti, tra cui camicie, pantaloni, vestiti, intimo, giacche, completi, sciarpe e abbigliamento per outdoor e poi tutine, bavaglini e anche i pannolini. Dal 1° gennaio 2028, il divieto si estenderà agli indumenti per condizioni di umidità estrema come quelli destinati a proteggere da piogge intense. Sono esclusi dalla legge uniformi professionali e dispositivi di protezione individuale (come i camici ospedalieri). La legge impone ai rivenditori di certificare la conformità dei prodotti.

Nello Stato di New York

Dal 1° gennaio di quest’anno, New York ha bandito la vendita di abbigliamento contenente PFAS aggiunti intenzionalmente, utilizzati per conferire proprietà tecniche come impermeabilità e resistenza alle macchie. Il divieto si applica a una vasta gamma di capi, tra cui camicie, pantaloni, intimo, giacche, abbigliamento outdoor, tutine per bambini e pannolini.

Dal 2028, la normativa sarà estesa anche agli indumenti progettati per condizioni di umidità estrema, come quelli utilizzati per la protezione da piogge intense. Escluse dalla legge sono le uniformi professionali e i dispositivi di protezione individuale, come i camici ospedalieri. Ai rivenditori è richiesto di certificare la conformità dei prodotti al regolamento.

 

In California

La California ha introdotto un ampio divieto sulla produzione, distribuzione e vendita di nuovi articoli tessili contenenti “PFAS regolamentati”. La norma include una vasta gamma di prodotti comunemente utilizzati nelle famiglie e nelle imprese, come abbigliamento, accessori, borse, zaini, tendaggi, tende da doccia, arredi, biancheria da letto, asciugamani, tovaglie e tovaglioli. Rientrano nel divieto anche costumi, abbigliamento sportivo, calzature e uniformi da lavoro. A partire dal 2028, il divieto sarà esteso agli indumenti per condizioni di bagnato intenso.

Sono esclusi dalla normativa i dispositivi di protezione individuale e gli articoli destinati alle forze armate statunitensi.

Inoltre, il divieto non riguarda solo i PFAS aggiunti intenzionalmente per specifiche prestazioni, ma anche quelli presenti in concentrazioni superiori a 100 parti per milione di fluoro organico a partire dal 2025, e 50 parti per milione dal 2027. I produttori saranno obbligati a certificare la conformità dei prodotti per garantire il rispetto della normativa.

In Francia

La Francia ha introdotto una legislazione rigorosa per regolamentare i PFAS, noti come “polluants éternels”. Dal 2026 sarà vietata la produzione, importazione ed esportazione di PFAS in cosmetici, scioline da sci e tessuti d’abbigliamento, con un’estensione a tutti i tessuti entro il 2030. Tuttavia, durante l’iter parlamentare è stata esclusa la proposta di vietare i PFAS negli utensili da cucina, a causa del lobbying di SEB, leader nel settore delle padelle antiaderenti.

La normativa prevede il monitoraggio obbligatorio dei PFAS nell’acqua potabile, la pubblicazione di mappe aggiornate sulla contaminazione da parte delle autorità sanitarie regionali e una tassa sulle industrie che rilasciano PFAS nell’ambiente.

A livello europeo, una proposta avanzata nel 2023 da cinque paesi Ue mira a limitare la produzione e l’uso di PFAS, ma il processo legislativo è rallentato dalla complessità della questione e dall’elevato numero di commenti ricevuti durante la consultazione pubblica.

In Italia

Intanto, in Italia, il tema è oggetto di discussione alla Camera dei Deputati, dove si valutano mozioni che sollecitano una posizione decisa del Governo. E lunedì 10 marzo è iniziata alla Camera dei Deputati la discussione sulle mozioni affinché il Governo prenda posizione sull’argomento.

 



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