Salute e… Speranza

La nostra attenzione è ancora focalizzata sul Covid-19, e non è possibile altrimenti, viste le cifre della pandemia. Cominciamo a intravedere uno spiraglio, la luce in fondo al tunnel, ma siamo ancora lontani – e bisogna parlare in questi casi in senso globale, perché è un problema che coinvolge tutto il mondo e se ne uscirà solo tutti insieme – dal vedere la fine di questo nostro incubo.

Non va però dimenticato che sul fronte della sanità e della salute ci sono altri problemi da combattere e per cui cercare soluzione, come la resistenza agli antibiotici (per esempio le infezioni provocate da Staphilococcus aureus resistenti – MRSA), che significa lottare contro le malattie con armi spuntate.

Dal passato arriva un’idea che recentemente ha avuto uno sviluppo interessante, come risulta in un articolo pubblicato quest’anno su BBC Scienza e che riguarda proprio i virus. Stavolta come difensori della nostra salute. Infatti, si parla dei virus in grado di attaccare le cellule batteriche dall’interno, e ucciderle.

Sono virus che si trovano in qualsiasi posto vi siano batteri e si replicano inserendo i loro geni nelle cellule batteriche infettate: la cellula cambia, inizia a produrre proteine virali che si uniscono formando un nuovo virus. Dopo un brevissimo tempo – mezz’ora – la cellula ‘esplode’ e libera un grande numero di nuovi virus, a loro volta in grado di infettare altre cellule. È un processo estremamente efficace: questi batteriofagi (o fagi) sono predatori ‘nanoscopici’ che potrebbero essere validissimi alleati nella lotta alle infezioni farmaco-resistenti.

Non è una storia nuova: iniziata nel 1917 con Felix D’Hérelle (alcuni dicono anche prima con Frederick Twart) si è affermata fino all’evento della penicillina e degli altri antibiotici (negli anni 40), che risultavano più affidabili ed economici. Con l’insorgere e aumentare progressivamente la resistenza agli antibiotici nel mondo, dagli anni 2000 gli studi sui fagi sono stati ripresi e nel 2020 sono iniziati i test clinici per una serie di nuove terapie fagiche. Nel 2021-2022 si aspettano i risultati dei test: se positivi e approvati, queste terapie rientreranno nelle terapie mediche.

Le difficoltà di lavorare con i fagi però ci sono: per ogni ceppo batterico (e nel mondo sono a milioni) c’è uno solo specifico ceppo di virus in grado di agire contro il batterio che causa quella specifica infezione.

Sono in atto collaborazioni tra ricercatori, enti pubblici di sanità e organi regolatori per affrontare questi casi. Il progetto è che – grazie alle moderne tecnologie di sequenzionamento del Dna – si possano creare grandi ‘biblioteche di fagi’ da consultare rapidamente per trovare il ceppo giusto al momento giusto.
In presenza di un paziente con un’infezione resistente ai farmaci si potrebbero estrarre le informazioni necessarie sull’infezione e inviarle alla ‘biblioteca’ che localizzerebbe il ceppo virale più adatto e lo manderebbe in fiala all’ospedale che ha in cura il paziente.

Mi sono dilungata su questo argomento perché mi piace sempre trovare notizie che aprono finestre di possibilità nella soluzione di problemi così gravi: la strada (qualunque sia il problema) sarà certamente lunga, ma la speranza è un valore da non perdere mai.

Chiara Merlini



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