Il Ministero dell’Ambiente ha pubblicato il documento che fa il punto sul “Posizionamento” italiano rispetto ai 17 Obiettivi globali di sviluppo sostenibile, prima tappa di un lavoro che porterà nei prossimi mesi all’elaborazione della Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile.
Nel documento si ha la descrizione della situazione italiana di ciascuno dei 17 Obiettivi e 169 target ottenuta utilizzando una selezione degli indicatori nazionali più vicini a quelli elaborati dall’Inter-Agency and Expert Group on Sustainable Development Goals Indicators (IAEG-SDGs).
La sintesi dei risultati si presenta anche con la nomenclatura “a semaforo”, già utilizzata nel rapporto “The European Environment – State and Outlook 2015”, a cura dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, che consente di farsi un’idea rapida del punto in cui si trova l’Italia e della direzione verso la quale ci si muove.
Colore verde: Dominano le tendenze al miglioramento – Per lo più sulla buona strada per raggiungere il target.
Colore rosso: Dominano le tendenze al peggioramento – In gran parte non sulla buona strada per raggiungere il target.
Colore giallo: Le tendenze mostrano un quadro non omogeneo (nel caso in cui né la condizione a) né la condizione b) sia rispettata; es. non ci sono informazioni di sorta sul trend; non si evince anche in presenza di dati alcun trend).
Colore grigio: non si è in grado di stimare il target
Segnaliamo gli obiettivi e alcune delle conclusioni. Per leggere il documento completo: https://goo.gl/cbqQ1M
GLI OBIETTIVI
Obiettivo 1
Porre fine a ogni forma di povertà nel mondo
conclusioni: per quanto concerne gli strumenti di policy, si sottolinea l’assenza di una strategia specifica adottata a livello nazionale ai fini di identificare le misure da attuare per il contrasto alla povertà. Il Piano nazionale contro la povertà promosso dall’Alleanza contro la povertà, da attuare nel 2015, non è stato ancora varato. Tuttavia, il PON Inclusione, cofinanziato attraverso la Politica di Coesione 2014-2020, prevede il finanziamento di interventi tesi a promuovere l’inclusione sociale e combattere la povertà e ogni discriminazione, nonché a rafforzare la capacità istituzionale delle autorità pubbliche sul tema. Sulla base di quanto precedentemente evidenziato, è, pertanto, possibile affermare che l’Italia è ancora lontana dal raggiungimento del target previsto al 2030 dagli Obiettivi ONU, anche alla luce di quanto previsto dalla Strategia Europa 2020. Essa, difatti, indica l’ambizioso Obiettivo di ridurre di 20 milioni le persone a rischio di povertà e, declinata per l’Italia, si concretizza nell’impegno di ridurre di 2.200.000 il numero dei poveri, deprivati materialmente o appartenenti a famiglie a bassa intensità di lavoro.
Obiettivo 2
Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare l’alimentazione e promuovere l’agricoltura sostenibile
conclusioni: negli ultimi anni le istituzioni locali e nazionali, in particolare con misure messe in campo dal Ministero dell’Agricoltura e dal Ministero delle Politiche Sociali, nella fase di passaggio tra il PEAD e il Fund for European Aid to the Most Deprived (FEAD), hanno iniziato a contrastare direttamente il fenomeno della povertà alimentare. Il FEAD è il fondo europeo da 3,5 miliardi di euro che, nel periodo 2014-2020, permetterà agli indigenti dei paesi dell’Unione Europea di accedere più facilmente a cibo, assistenza di base e servizi sociali. Il FEAD, entrato in vigore a inizio 2014, ha sostituto il PEAD, programma che dal 1987 ha garantito la distribuzione di aiuti alimentari su tutto il territorio dell’Unione e che si è concluso definitivamente nel dicembre scorso. Nei piani delle istituzioni europee il nuovo programma di aiuti dovrebbe garantire una risposta più articolata e incisiva ai nuovi bisogni sociali emersi a causa della crisi. Si tratta di una misura di contrasto alla povertà, pensata per sostenere le famiglie in difficoltà, che resterà in vigore fintanto che non sarà varato il Reddito di Inclusione Sociale (REIS), previsto per il 2017. A queste misure si aggiunge il nuovo Sostegno all’Inclusione Attiva (SIA), in particolare per quel che riguarda i programmi comunali, che potranno beneficiare di 1,2 miliardi di euro dal PON Inclusione. La strategia Europa 2020 prevede un obiettivo comune in materia di lotta contro la povertà e l’esclusione sociale che consiste nel ridurre del 25% il numero di europei che vivono al di sotto della soglia nazionale di povertà, facendo uscire dalla povertà e dall’emarginazione più di 20 milioni di persone. La strategia di Lisbona, lanciata nel 2000, fornisce gli orientamenti agli stati membri per i piani d’azione nazionali. L’Italia si è dotata di un Piano d’azione nazionale contro la povertà e l’esclusione sociale e di strategie di protezione e inclusione sociale. Il quadro della situazione a livello nazionale è presentato nell’ultimo “Rapporto sulla strategia nazionale per l’inclusione, la protezione sociale e le cure a lungo termine 2008- 2010”, realizzato dal Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali.
Il “Programma Nazionale di Prevenzione dei Rifiuti”, lD.D. del 7 ottobre 2013, prevede al suo interno il “Programma Nazionale di Prevenzione dello Spreco Alimentare” (PINPAS), che include un obiettivo di riduzione degli sprechi alimentari del 50% entro il 2025. Il Programma è in linea con le “Guidelines on the preparation of food waste prevention programmes” della Commissione Europea (Direzione generale Ambiente) e con la Risoluzione del Parlamento Europeo del 19 gennaio 2012 su come evitare lo spreco di alimenti e le strategie per migliorare l’efficienza della catena alimentare nell’Unione Europea. Il Parlamento italiano ha recentemente approvato la “Legge per la limitazione degli sprechi, l’uso consapevole delle risorse e la sostenibilità ambientale” (L. 166/2016, nota anche come Legge Gadda). Il provvedimento mira a favorire modelli di consumo capaci di diminuire gli sprechi e favorire la ridistribuzione di prodotti alimentari e farmaceutici, invenduti e non utilizzati, per fini di solidarietà sociale. La legge riguarda le competenze di ben tre Ministeri (Agricoltura, Ambiente e Salute) e agisce su tre dimensioni: semplificazione, sicurezza alimentare e fiscalità. La legge si contraddistingue per una logica premiante piuttosto che penalizzante, puntando, infatti, sugli incentivi e su una semplificazione burocratica che mira a rendere più semplice la donazione da parte dei diversi comparti della filiera agroalimentare.
Obiettivo 3
Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età
conclusioni: l’Italia è, come tutti i paesi sviluppati, al di sotto della soglia identificata dalle Nazioni Unite come accettabile nel 2030. Tuttavia, gli ultimi anni hanno mostrato un leggero aumento del TMM che ci fa valutare la situazione non complessivamente positiva. Il Decreto Ministeriale 12 aprile 2011 ed il successivo del 19 dicembre 2014 hanno dato luogo alla costituzione del Comitato Percorso Nascita nazionale (CPNn), previsto dall’accordo Stato-Regioni del 16 dicembre 2010 recante “Linee di indirizzo per la promozione e il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, DG SVI – Unità Assistenza Tecnica Sogesid S.p.a. Il posizionamento italiano rispetto rispetto ai 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite 64 miglioramento della qualità, della sicurezza e dell’appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo”. Quest’ultimo ravvisava come punti critici del sistema italiano: a) l’eccessivo ricorso al parto cesareo, nel quale l’Italia aveva il dato più alto in Europa (38,4% nel 2008, con punte del 61,9% in Campania), che conduce a un rischio di morte 3-5 volte e morbosità puerperale 10-15 volte più alto rispetto al parto vaginale; b) il numero elevato di gravidanze portate avanti in ospedali che hanno meno di 500 parti all’anno (30% degli ospedali totali), che non necessariamente garantiscono un’assistenza continua ed attiva 24 ore al giorno (collegato all’indicatore 3.1.2 di cui non abbiamo dati puntuali). Il CPNn ha allo scopo stilato una lista di 10 linee guida e monitorato la loro attuazione da parte delle regioni, oltre ad aver predisposto uno specifico protocollo metodologico per il mantenimento dei punti nascita al di sotto della soglia nelle zone con condizioni orogeografiche difficili.
Obiettivo 4
Fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva e opportunità di apprendimento per tutti
conclusioni: l’attuazione della riforma nazionale della scuola, che conferisce al Governo il potere di legiferare sulla creazione di un sistema unico integrato di istruzione della prima infanzia e di assistenza ai bambini da 0 a 6 anni entro gennaio 2017, può rappresentare l’occasione per avvicinare l’Italia agli standard stabiliti dal Consiglio europeo di Barcellona del 2002 sulla prima infanzia, con particolare attenzione alla fascia 0-3 anni (asili nido, cure, ecc.) e alla necessità di uniformare l’offerta sul territorio in termini sia di quantità che di qualità. Segnali positivi, auspicabilmente, potranno provenire dall’attuazione del recentissimo IV Piano nazionale di azione e interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva 2016/2017 (“Piano Nazionale Infanzia”).
Obiettivo 5
Raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze
conclusioni: per quanto concerne gli strumenti di policy attivati con riferimento al tema in oggetto, si sottolinea il varo di un Piano straordinario di protezione delle vittime di violenza sessuale e di genere che prevede azioni di intervento multidisciplinari e a carattere trasversale. Altresì, il PON Inclusione, cofinanziato attraverso la Politica di Coesione 2014-2020, prevede il finanziamento di interventi contro la violenza sulle donne. Sulla base di quanto evidenziato, è, pertanto, possibile affermare che sebbene l’Italia sia ancora lontana dal raggiungimento del target previsto al 2030, le disposizioni in essere, le allocazioni finanziarie previste, nonché il trend di miglioramento dei dati sulla violenza di genere rilevati nel corso delle annualità considerate, possono rappresentare degli asset utili ai fini della previsione di un avvicinamento dell’Italia al target dello 0% delle forme di violenza subite dalle donne in tutte le sfere della vita.
Obiettivo 6
Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie
conclusioni: i dati sulla depurazione delle acque reflue, perlomeno urbane, danno segnali relativamente incoraggianti e l’obiettivo risulterebbe raggiungibile, anche in conseguenza del miglioramento della gestioni del Servizio Idrico Integrato e dell’accelerazione degli investimenti programmati nel settore fognario e depurativo. Alcune preoccupazioni riguardano invece, più in generale, lo stato di qualità dei corpi idrici, che dipende dalla reale efficacia, oltre che dei sistemi di depurazione, delle altre misure dei Piani di gestione aggiornati, che tendono al miglioramento dello stato ambientale dei corpi idrici e quindi al conseguimento del “buono stato” come previsto dalla Direttiva Quadro Acque 2000/60/CE, non ancora raggiunto per tutti i corpi idrici e per tutti i parametri. La completa attuazione della Direttiva Quadro Acque è iniziata con la valutazione dello stato qualiquantitativo dei corpi idrici superficiali e sotterranei attraverso il primo ciclo di monitoraggio (sessennale) nel 2010, che è stato completato nel 2015. Una gran parte dei bacini idrici italiani potrebbe non essere adeguatamente monitorata. Si tratta comunque di un problema che riguarda molti paesi europei. Recenti valutazioni indicano infatti che per almeno il 40% dei corpi idrici superficiali dell’UE l’obiettivo del 2015 rischia di non essere conseguito. Particolare attenzione merita anche la concentrazione dei nitrati, soprattutto nei corpi idrici sotterranei.
Obiettivo 7
Assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni
conclusioni: l’incremento della quota FER sul CFL negli ultimi 10 anni è stato del 126%. Si può decisamente definire sostanziale. Il dato va scomposto nelle due componenti del rapporto. Da una parte, la produzione di FER è aumentata del 90% che è un risultato decisamente significativo. Dall’altra, va considerato che il CFL è calato del 16%, evidentemente non solo per un miglioramento dell’efficienza energetica (target 7.3) ma anche per la recessione economica complessiva italiana che ha visto una riduzione forzata dei consumi. Anche alla luce dell’auspicio che il CFL riparta, è difficile prevedere un ulteriore aumento delle FER nei prossimi 15 anni e soprattutto che tale incremento, la quota delle FER sul CFL, possa ripetere la stessa performance degli ultimi 10 anni. Guardando ad obiettivi più immediatamente quantificabili, l’Italia ha già oggi raggiunto la quota del 17% prevista per il 2020 dal burden sharing all’interno del pacchetto “Clima-Energia”. Difficile sapere se questa quota sarà mantenuta al 2020 in assenza di ulteriore espansione, data l’incertezza sul CFL. Bisogna invece decisamente migliorare nel settore dei trasporti, laddove esiste l’obiettivo del 10% da combustibili non fossili. Guardando più in là, al 2030, va migliorata anche la prestazione complessiva in vista del raggiungimento dell’obiettivo europeo previsto dal Pacchetto Clima ed Energia al 2030112 che prevede una copertura del 27% da FER su CFL su scala europea.
Obiettivo 8
Promuovere una significativa crescita economica, inclusiva e sostenibile, la piena occupazione e il lavoro dignitoso per tutti
Obiettivo 9
Disporre di infrastrutture adeguate, promuovere l’industrializzazione inclusiva e sostenibile e sostenere l’innovazione
conclusioni: con l’approvazione del nuovo Codice degli appalti (Dlgs. 50/2016) è proseguito il processo di riforma della pianificazione e programmazione delle infrastrutture di trasporto in Italia, per molti anni rimasta priva di una regia efficace. Il Codice sviluppa il superamento della Legge Obiettivo riconducendo la pianificazione e la programmazione delle infrastrutture prioritarie agli strumenti ordinari, quali il “Piano generale dei trasporti e della logistica triennale” e il “Documento pluriennale di pianificazione” (DPP), già previsto dal Decreto legislativo n. 228 del 2011. Il nuovo sistema è incentrato sulla qualità del ciclo di progettazione e di realizzazione delle opere e consente di eliminare la causa principale del lievitare dei costi delle opere pubbliche, rappresentata da gare su progettazioni preliminari. Il nuovo Codice prevede tre livelli di progettazione: il nuovo progetto di fattibilità tecnica ed economica, il progetto definitivo ed il progetto esecutivo, che viene posto a base di gara. La nuova forma di progetto di fattibilità rafforza non solo la qualità tecnica del progetto, ma anche quella economica, dato che l’analisi ex ante dei costi e dei benefici del progetto, introdotta dal Decreto legislativo n. 228/2011 e regolamentata dal DPCM 3 agosto 2012 dovrà individuare il miglior rapporto tra costi e benefici per la collettività. Inoltre, per le grandi opere pubbliche che possono avere impatto ambientale e sociale sui territori è obbligatorio il ricorso alla procedura del dibattito pubblico. Va tuttavia rimarcato che non sono sufficienti le innovazioni legislative se poi il sistema di governo non è in grado di trovare gli strumenti e la necessaria continuità per attuarle. Il precedente tentativo di riforma, realizzato col Decreto legislativo 228/2011 e seguenti provvedimenti attuativi, che prevede precisi obblighi a carico di tutti i Ministeri che finanziano opere pubbliche, finalizzati a migliorare l’efficacia, l’efficienza e la capacità di controllo della spesa pubblica per investimenti, è finora rimasto praticamente inattuato. Non è un caso che gli indicatori di accessibilità della popolazione e delle imprese alle infrastrutture di trasporto, uno dei principali “fondamenti” per la valutazione del fabbisogno infrastrutturale, siano stati storicamente poco sviluppati e che solo di recente sia stato pubblicato un primo indice di accessibilità alle infrastrutture monitorato con criteri statistici. Il target dell’Agenda 2030 (sviluppare una rete infrastrutturale sostenibile, affidabile, accessibile e di qualità) è in parte richiamato dalle nuove linee strategiche di politica dei trasporti contenute nel collegato infrastrutture al Documento di Economia e Finanza: realizzare infrastrutture utili (cioè individuate come esito di una procedura valutativa rigorosa di analisi costi/benefici estesa alle componenti ambientali, sociali e di riduzione dell’incidentalità), snelle (commisurate al ridimensionamento delle proiezioni di domanda di trasporto a lungo termine) e condivise (strumento del “dibattito pubblico”, introdotto dal nuovo Codice appalti). L’analisi del posizionamento dell’Italia in termini di accessibilità e di sviluppo della domanda di trasporto “sostenibile” (TPL, rotaia passeggeri, ferrovia merci) ha evidenziato luci ed ombre, per cui il nuovo Piano generale dei trasporti e della logistica, previsto dal nuovo Codice, sarà l’occasione per impostare un nuovo percorso verso la realizzazione di infrastrutture utili per la collettività e maggiormente sostenibili.
Obiettivo 10
Ridurre le disuguaglianze all’interno e fra le nazioni
conclusioni: anche se l’andamento dell’indicatore porta ad una conclusione positiva della nostra analisi, bisogna considerare la fase di crisi economica che sta attraversando il paese e la necessità, comunque, di mettere in campo misure che salvaguardino le fasce più povere della nazione. Non solo, dobbiamo far riferimento anche agli obiettivi definiti in ambito europeo. Il target, quindi, è considerato giallo. In questo quadro, il governo, ai fini di raggiungere gli obiettivi della Strategia Europa 2020, ha previsto di ridurre entro il 2020 di 2,2 milioni le persone che vivono in condizioni di povertà o di esclusione sociale (PNR 2016). L’azione concreta messa in campo è la definizione di un “Social Act” entro fine 2016. L’8 febbraio 2016 è stato presentato alla Camera un disegno di legge delega recante norme relative al contrasto della povertà, al riordino delle prestazioni e al sistema degli interventi e dei servizi sociali (collegato alla Legge di Stabilità 2016).
Obiettivo 11
Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri e sostenibili
conclusioni: con la Legge di Stabilità del 2016 sono state prorogate fino al 31 dicembre le detrazioni Irpef del 50% (avviate nel 2012) sugli interventi di recupero del patrimonio edilizio (manutenzioni, ristrutturazioni e restauro e risanamento conservativo). La norma prevede che lo stato possa rimborsare al proprietario che ristruttura la propria abitazione il 50% della spesa sostenuta con un massimo di spesa di 96mila euro (e quindi una detrazione di 48mila euro) in 10 rate annuali di pari importo tramite la detrazione Irpef. Nonostante ciò, lo stato delle abitazioni in Italia negli ultimi anni non ha subito particolari miglioramenti. Il confronto col benchmark europeo per il medesimo anno di riferimento (2014) evidenzia un gap dell’indicatore di circa 7 punti percentuali (22,7% contro il 15,8% dell’UE27), rimarcando lo stato di arretratezza del patrimonio edilizio nazionale per condizioni di deprivazione abitativa.
Obiettivo 12
Assicurare modi di consumo e di produzione sostenibili
Obiettivo 13
Adottare misure urgenti per combattere i cambiamenti climatici e le loro conseguenze
Obiettivo 14
Tutelare e utilizzare in modo sostenibile gli oceani, i mari e le risorse marine
conclusioni: Con l’obiettivo di salvaguardare l’ambiente marino e contemporaneamente garantire la sostenibilità delle attività umane legate agli usi del mare, il percorso di attuazione della Direttiva 2008/56/CE sulla Strategia Marina (Figura 98) rappresenta ad oggi uno dei maggior impegni del nostro Paese in termini di governance, competenze e risorse economiche dedicate. Il processo di implementazione attualmente in corso permetterà il raggiungimento dei traguardi GES e al contempo degli obiettivi dell’Agenda 2030.
Obiettivo 15
Proteggere, ripristinare e promuovere l’uso sostenibile degli ecosistemi terrestri, gestire in modo sostenibile le foreste, contrastare la desertificazione, arrestare e invertire il degrado dei suoli e fermare la perdita di biodiversità
Obiettivo 16
Promuovere società pacifiche e inclusive orientate allo sviluppo sostenibile, garantire a tutti l’accesso alla giustizia e creare istituzioni efficaci, responsabili e inclusive a tutti i livelli
Obiettivo 17
Rafforzare le modalità di attuazione e rilanciare il partenariato globale per lo sviluppo sostenibile
PARTE SECONDA
A CHE PUNTO È L’ITALIA
Per ognuno dei 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 è stata realizzata una Scheda Obiettivo, che contiene: · una tabella con la sintesi del risultato dell’analisi e valutazione qualitativa sviluppate per ogni target (per una lettura immediata ed intuitiva ad ogni target è associata una colorazione.
fonte: Ministero dell’Ambiente