Industria chimica, segnali di ripresa

Le imprese chimiche in Italia stanno uscendo dalla crisi grazie a specializzazione, innovazione, internazionalizzazione e rafforzamento delle attività più avanzate e di qualità“.

Questi i fattori chiave coi quali, secondo Cesare Puccioni, presidente di Federchimica (Federazione nazionale dell’industria chimica): “il settore ha resistito alla crisi meglio di altri. Rispetto al 2007, ad esempio, la diminuzione del valore aggiunto nella chimica (-6.5%) è stata ben più contenuta rispetto alla media manifatturiera (-13.6%), soprattutto grazie all’innalzamento del contenuto tecnologico dei prodotti“.

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In base ai dati diffusi da Federchimica, in Italia la produzione chimica – pur risultando stabile su base annua nel primo quadrimestre – evidenzia da diversi mesi un profilo in graduale miglioramento (aprile +1.4% sullo stesso mese dell’anno precedente), questo è ciò che è emerso dall’Assemblea annuale Federchimica, svoltasi a Milano il 22 giugno scorso.

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Il confronto con inizio 2014 risente, infatti, della ‘falsa partenza’ dello scorso anno cui era seguita una rapida correzione al ribasso.  La domanda interna di chimica mostra segnali di risveglio ma non ancora estesi a tutti i settori clienti: a fronte della crescita – marcata per l’auto e più moderata per plastiche e largo consumo – risultano ancora deboli soprattutto metalli, mobili e costruzioni.

La chimica, diversamente dal passato, non beneficia di un consistente ciclo scorte tipico delle fasi iniziali della ripresa. I comportamenti d’acquisto dei clienti rimangono cauti a causa dei vincoli di liquidità, aggravati dalla volatilità delle quotazioni del petrolio che genera incertezza sui prezzi dei prodotti chimici.

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 L’export

L’export chimico italiano – dopo un avvio sottotono – risulta in rafforzamento: +2.4% in valore, +2.5% in volume in presenza di prezzi lievemente cedenti.

Negli ultimi 4 anni la performance all’export dell’Italia (+16%) è risultata migliore di diversi altri grandi produttori europei (Francia +13%, Belgio +10%, Regno Unito -1%), in linea con la Germania (+16.5%) e dietro solo alla Spagna (+26%).

La tendenza delle vendite estere è diversificata in base ai mercati di destinazione. Si distinguono in positivo Stati Uniti (+11% in valore), Regno Unito (+11%), Paesi Bassi (+14%), India (+15%). Risultano, invece, in contrazione alcuni importanti mercati europei: Francia -3%, Spagna -7% e, soprattutto, la Russia (-12%).

Prosegue la corsa dell’export di chimica fine e specialistica, in espansione del 4% circa in valore nella prima parte del 2015 (a fronte di un più moderato +1% della chimica di base). Quest’area di specializzazione della chimica italiana ha raggiunto, nel 2014, un surplus commerciale di 2,5 miliardi di euro grazie a un progresso cumulato delle esportazioni di oltre il 26% dal 2007, rispetto ad una media manifatturiera del 10%.

 

La ripresa è lenta

Dopo la sostanziale stabilizzazione del 2014, l’industria chimica in Italia potrà lasciarsi alle spalle la più lunga e pesante recessione del Dopoguerra, ma l’intensità della ripresa rimarrà modesta e le conseguenze della crisi continueranno a farsi sentire soprattutto per le PMI chimiche dipendenti dal mercato interno i cui livelli di attività risultano, in molti casi, ancora decisamente inferiori al pre-crisi.

Grazie a un posizionamento più solido in termini di tecnologia e presenza internazionale, il settore ha resistito alla crisi meglio di altri comparti industriali. Rispetto al 2007, infatti, la caduta del valore aggiunto nella chimica (-6.5%) risulta molto più contenuta rispetto alla media manifatturiera (-13.6%) proprio grazie all’innalzamento del contenuto tecnologico dei prodotti.

L’incidenza delle sofferenze sui prestiti bancari – stabile intorno al 6% – è la più bassa di tutto il panorama industriale italiano.  L’orientamento ai mercati esteri ha visto forti progressi.

Il settore presenta, insieme alla farmaceutica, la quota più elevata di imprese esportatrici (54% contro 21% della media manifatturiera). Una parte rilevante di imprese, inoltre, ha significativamente ridotto la dipendenza dal mercato interno: il 37% esporta più della metà della produzione italiana e oltre 130 imprese a capitale italiano – inclusi quasi tutti i maggiori gruppi ma anche diverse PMI – controllano stabilimenti produttivi all’estero.

 

L’industria chimica nel mondo

Nel 2015 la domanda mondiale di chimica mantiene, nel complesso, un ritmo di crescita abbastanza stabile e leggermente superiore al 3% in volume (primi 4 mesi sull’anno precedente) ma con tendenze disomogenee tra macro-aree.  La Cina – primo produttore mondiale di chimica – evidenzia un consistente rallentamento (+7.3% nel primo quadrimestre a fronte del +8.6% dello scorso anno). Gli USA mostrano, invece, una crescita sostenuta (+5.6%) nonostante qualche segnale di moderazione emerso nei mesi più recenti.

La produzione chimica europea ha intrapreso un percorso di graduale rafforzamento, frutto della migliore condizione di domanda espressa dall’industria manifatturiera locale. La crescita – al momento limitata allo 0.3% – risente del confronto con i buoni livelli di attività di inizio 2014.

 

Competitività europea a rischio

I prezzi dei prodotti petrolchimici di base – replicando l’andamento delle quotazioni del petrolio -risultano in risalita dopo la brusca caduta della seconda parte del 2014. In alcuni casi, i prezzi si collocano ormai su livelli analoghi allo scorso anno per l’effetto combinato della svalutazione dell’euro e di condizioni di offerta tese, dettate dalla chiusura di impianti conseguente alla crisi oltre che da fermate temporanee legate a situazioni contingenti.

La svalutazione dell’euro riduce temporaneamente la pressione delle importazioni ma – in un’ottica di medio termine – è essenziale una politica energetica meno penalizzante per mitigare il vantaggio di costo delle produzioni medio-orientali e americane. La competitività europea è a rischio soprattutto nelle produzioni chimiche di base e questo genera – a cascata – effetti negativi lungo tutta la filiera.

L’industria chimica in cifre 2015: leggi il report



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