L’Ufficio studi della CGIA, Associazione Artigiani e Piccole Imprese, di Mestre lo scorso novembre ha pubblicato un servizio in cui si afferma che quest’anno ogni italiano perderà quasi 2.500 €. Poiché sappiamo che diverse categorie di lavoratori, beati loro, non subiranno nessuna perdita e altre categorie di persone invece da questa pandemia ne trarranno vantaggio arriviamo alla triste conclusione che per i danneggiati il danno sarà ben maggiore.
A causa del Covid, quest’anno ogni italiano perderà mediamente quasi 2.500 euro (precisamente 2.484), con punte di 3.456 euro a Firenze, di 3.603 a Bologna, di 3.645 a Modena, di 4.058 a Bolzano e addirittura di 5.575 euro a Milano.
A stimare la contrazione del valore aggiunto per abitante a livello provinciale ci ha pensato l’Ufficio studi della CGIA che, inoltre, ha denunciato un altro dato particolarmente allarmante: anche se subirà una riduzione del Pil più contenuta rispetto a tutte le altre macro aree del Paese (- 9%), il Sud vedrà scivolare il Pil allo stesso livello del 1989. In termini di ricchezza, pertanto, ‘retrocederà’ di ben 31 anni.
Su base regionale Molise, Campania e Calabria torneranno allo stesso livello di Pil reale conseguito nel 1988 (32 anni fa) e la Sicilia nientemeno che a quello del 1986 (34 anni fa).
Gli artigiani mestrini tengono a precisare che i dati emersi in questa elaborazione sono sicuramente sottostimati. Aggiornati al 13 ottobre scorso, non tengono conto degli effetti economici negativi che deriveranno dagli ultimi DPCM che sono stati introdotti in queste ultime due settimane.
Precisano anche che in questa elaborazione la previsione della caduta del Pil nazionale dovrebbe sfiorare quest’anno il 10 per cento, quasi un punto in più rispetto alle previsioni comunicate il mese scorso dal Governo attraverso la NADEF (Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza).
“Con meno soldi in tasca, più disoccupati e tante attività che entro la fine dell’anno chiuderanno definitivamente i battenti – dichiara il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo – rischiamo che la gravissima difficoltà economica che stiamo vivendo in questo momento sfoci in una pericolosa crisi sociale“.
E Zabeo sottolinea come soprattutto nel Mezzogiorno, l’area del Paese più in difficoltà, c’è il pericolo che le organizzazioni criminali di stampo mafioso cavalchino questo disagio traendone un grande vantaggio in termini di consenso. In questa fase di emergenza tutto ciò va assolutamente evitato, sostenendo con contributi a fondo perduto non solo le attività che saranno costrette a chiudere per decreto, ma anche una buona parte delle altre, in particolare modo quelle artigianali e commerciali, che, sebbene abbiano la possibilità di tenere aperto, già da una settimana denunciano che non entra quasi più nessuno nel proprio negozio.
“Infatti, solo se riusciremo a mantenere in vita le aziende potremo difendere i posti di lavoro, altrimenti saremo chiamati ad affrontare mesi molto difficili”.