a cura di Chiara Merlini
Un aggravante al problema delle infezioni correlate all’assistenza, le ICA, di cui abbiamo parlato spesso, è certamente la resistenza agli antibiotici, identificata dall’Organizzazione mondiale della Sanità come una delle 10 minacce per la salute globale che causa quasi 5 milioni di morti all’anno. La resistenza si verifica quando i batteri cambiano nel tempo e non rispondono più al trattamento e oggi rappresenta un problema devastante e della cui gravità forse non siamo tutti così consapevoli.
Secondo il calcolo effettuato seguendo il protocollo dell’ECDC, European Centre for Disease Prevention and Control, a causa delle ICA ogni 100 pazienti 6,3 si ammalano, mentre nell’assistenza domiciliare il rapporto è di 1 su 100. Nel 2017, l‘Acinetobacter resistente ai carbapenemi ha causato circa 8.500 infezioni in pazienti ospedalizzati e 700 decessi stimati negli Stati Uniti*.
La ricerca di nuove ‘armi’ contro patogeni resistenti avanza, è un investimento a lungo termine e con molte incognite: per la ricerca i fondi – e ne sono necessari tanti – richiede una visione a lungo termine, e questo non è un obiettivo estremamente attraente per chi la sostiene economicamente.
Lo Zosurabalpin è un antibiotico sperimentale sviluppato in collaborazione tra l’azienda farmaceutica Roche e scienziati dell’Università di Harvard per contrastare l’Acinetobacter baumannii, batterio che resiste a molti antibiotici conosciuti e ai carbapenemi, antibiotici ad ampio spettro, cioè efficaci contro molti tipi di batteri, compresi quelli che sono resistenti a molte altre molecole.
A proposito dell’Acinetobacter baumannii
Questo batterio aerobico gram-negativo può causare infezioni nel sangue, nel tratto urinario e nei polmoni (polmonite) o in ferite in altre parti del corpo. Può anche “colonizzare” o vivere in un paziente senza causare infezioni o sintomi, soprattutto nelle secrezioni respiratorie (espettorato) o nelle ferite aperte.
Le infezioni da Acinetobacter si verificano tipicamente in persone risiedono in ambienti sanitari. Le persone più a rischio includono i pazienti ricoverati negli ospedali, in particolare quelli che:
– sono collegati a respiratori (ventilatori)
– hanno dispositivi come cateteri
– hanno ferite aperte a causa di un intervento chirurgico
– sono nei reparti di terapia intensiva
– hanno degenze ospedaliere prolungate
Come si diffondono ? Gli acinetobatteri possono vivere per lunghi periodi di tempo sulle superfici ambientali e sulle attrezzature condivise se non adeguatamente pulite e possono trasmettersi da persona a persona sia attraverso il contatto con superfici o attrezzature contaminate oppure (spesso) per il contatto con mani infette.
La scoperta di una nuova classe di antibiotici che potrebbero trattare le infezioni difficili è “Molto entusiasmante”. Sono le parole di un’esperta microbiologa, Laura Piddock, professore emerito all’università di Birmingham e direttore scientifico della Global Antibiotic Research and Development Partnership ** a proposito dello Zosurabalpin.
La difficoltà nel trovare un antibiotico efficace sull’Acinetobacter baumannii è dovuta al fatto che ha una struttura complessa, con una membrana a doppia parete che lo protegge, una barriera che fa sì che sia molto difficile l’accesso dei farmaci e che questi possano rimanere all’interno e svolgere la loro azione.
Dopo uno screening di circa 45.000 piccole molecole con potenziali proprietà antibiotiche, lo Zosurabalpin sembra in grado di poter superare l’ostacolo: infatti, è stato scoperto che riesce a distruggere uno degli elementi della parte esterna della cellula batterica. Negli esperimenti di laboratorio, il composto ha impedito il trasporto di un elemento fondamentale, un lipopolisaccaride, verso la parte esterna della cellula, impedendo così la formazione della membrana protettiva e portando infine alla morte cellulare.
La strada però è ancora lunga
Prima però che l’efficacia dello Zosurabalpin porti a risultati concreti di miglioramento a livello ospedaliero il cammino da percorrere è molto lungo. I ricercatori hanno effettuato alcuni studi su un campione di persone sane, i primi risultati sono positivi ed è certamente un fattore di entusiasmo che sia stato istituito il percorso per effettuare studi clinici completi su persone con l’infezione. Ma si sa che le sperimentazioni complete richiedono molti anni (e molti soldi) e anche se la sperimentazione ha successo, il farmaco deve poi fare l’iter per l’approvazione e quindi essere reso accessibile in tutto il mondo (non solo per pochi eletti in grado di permetterselo).
Tuttavia, la “speranza certa” come l’ha definita Piddock è sicuramente un bel passo avanti, anche perché l’efficacia dello zosurabalpin non si esplica solo sull’Acinetobacter baumannii, ma potrebbe essere utilizzato anche per altri patogeni.
** Global Antibiotic Research & Development Partnership (GARDP),
La GARDP insieme a partner pubblici, privati e no-profit,è impegnata a cercare di scoprire e sviluppare antibiotici per le infezioni più difficili da trattare e renderli accessibili a tutte le persone di tutto il mondo. I
Per saperne di più
www.infezioniobiettivozero.info