“Stiamo vivendo una situazione catastrofica, che non abbiamo determinato, ed anzi stiamo subendo insieme ai 16.000 lavoratori che siamo costretti a licenziare. La miopia di questo governo produce 5.000 disoccupati senza che nessuno sappia come verranno pulite le scuole in Italia. Inascoltati, abbiamo chiesto da anni una legge che inquadri il comparto dei servizi e un tavolo interministeriale che affronti quella che sta diventando una vera emergenza, e che avrà seri risvolti di ordine pubblico e sociale. Nonostante lo Stato crei più disoccupati che il caso ILVA, la politica e gli organi di informazione sembrano completamente disinteressati”. Lo scrive in una nota ANIP-Confindustria (www.associazione-anip.it), l’associazione delle imprese di pulizia e servizi integrati di Confindustria.
Il documento continua così: “I limiti e le criticità del processo di internalizzazione delle pulizie scolastiche emergono sempre più prepotentemente in tutte le province italiane, e solo chi ha determinato questa situazione sembra non accorgersene. Da anni ANIP-Confindustria lancia l’allarme su questo percorso, teso a danneggiare seriamente il comparto dei servizi: il concorso per gli 11.000 bidelli a fronte dei 16.000 addetti occupati negli appalti per i servizi di pulizia nelle scuole lascia fuori almeno 5.000 persone in nome di una stabilizzazione fasulla (visto che gli operai sono già a tempo indeterminato presso le aziende). Se c’era una cosa da stabilizzare in questa vicenda – si legge – erano semmai le regole e gli appalti, non certo gli occupati. Ad oggi, le promesse graduatorie devono essere pubblicate e definite ancora in molte province italiane. La data del primo marzo per la messa in ruolo di nuovo del personale è alle porte, mentre nelle scuole imperversa la disorganizzazione su come prendere in carico il nuovo personale e come effettuare il servizio di pulizia: un controsenso del nostro paese, se pensiamo che le imprese vengono chiamate proprio in questi giorni a garantire le condizioni igieniche e sanitarie in situazioni complesse e ad alto rischio infettivo. Ma questo per le scuole sembra non valere: per i nostri figli non possiamo garantire le stesse prestazioni richieste in altri luoghi pubblici, di lavoro, sui mezzi di trasporto, negli spazi ad alta affluenza… Noi non condividiamo, anzi denunciamo con forza questa pericolosa deriva. Stiamo subendo una internalizzazione dei servizi che colpisce attività e lavoratori, poiché ne reimpiega una parte, fa confusione sulle mansioni e abbassa il monte ore lavorativo, col rischio di causare migliaia di licenziamenti. Quello che si vuole far passare è un messaggio sbagliato: il governo sfrutta l’immagine, falsa, di lavoratori resi precari dagli imprenditori. Non c’è cosa più sbagliata. Le imprese dei servizi creano lavoro (oggi facility management, cleaning, igiene e sicurezza contato circa 532.000 addetti in Italia e oltre 21 miliardi di fatturato) e svolgono un ruolo chiave nell’economia del paese e nella vita dei cittadini. Semmai è il sistema degli appalti ad essere precario, incerto, sbilanciato sul massimo ribasso. Questo è il sistema che tutti insieme dovremmo combattere: anzichè statalizzare l’economia (che oggi ‘corre’ innegabilmente verso il terziario) occorre favorirla. Nella manovra di internalizzazione vediamo un pericoloso passo indietro di 30 anni che va fermato in tutti i modi, perchè il risultato finale sarà produrre uno spreco incalcolabile di denaro pubblico, oltre ad immensi disagi nel nostro già disastrato sistema scolastico. Per poi colpire chissà quali altri settori”.