Presentata a ISSA Pulire 2023, la nuova edizione aggiornata del libro di Giulio Guizzi merita davvero attenzione. Perché c’è sempre da scoprire qualcosa di più sulla pulizia, argomento che riscuote poco affascinante agli occhi dei più, ma che ha un’importanza fondamentale per la nostra salute e il nostro benessere.
Giulio Guizzi è una persona – e un personaggio – diventato tutt’uno con la storia del Cleaning: AFIDAMP Ambassador, diffonde il ‘verbo’ della scoperta della pulizia, nobilitando un mondo che si vergogna ancora un po’ di sé stesso. Un mondo che si sente ancora di serie B, quando può vantare una storia illustre e un viaggio avventuroso nella scoperta e nelle invenzioni che sono state le tappe della sua evoluzione.
Con uno slancio che non si arresta, nella sua ricerca di nuovi e inediti ‘reperti storici’ su tutto ciò che è attinente la pulizia, Guizzi aggiunge ora altre significative scoperte e le inserisce nella nuova edizione aggiornata.
‘Dall’oro blu al metaverso via Malta’: un riferimento intrigante, per un viaggio dal passato al presente, con lo scalo di Malta che collega i due mondi, orientale e occidentale. Vuole illustrarci il perché dell’importanza dell’isola e la sua ‘scoperta’ a proposito della cura della salute e dell’igiene?
‘Dall’oro blu al metaverso via Malta‘ è il sottotitolo della seconda edizione integrata del mio libro “La sporca storia del pulito-Pulizia Igienica e Sanificazione”. Studiando il percorso globale dell’igiene sanitaria, ho scoperto che nel 1700 l’Ospedale di Malta, o Sacra Infermeria, era il più famoso di tutti perché vi si riscontrava il minimo delle infezioni, quelle dette oggi nosocomiali. Ben conosciuto questo assoluto primato da chi in Europa avesse necessità di un intervento chirurgico agli occhi. Se ne aveva i mezzi, di sicuro si recava a Malta per farsi operare da quei medici.
Era il frutto della centenaria sapienza ospedaliera dei Cavalieri di Malta di San Giovanni. Essi avevano in Gerusalemme, con le crociate, fondato il loro primo ospedale contando sia sulla loro esperienza di monaci benedettini amalfitani, amanti dei limoni e dei rimedi vegetali, e sia, soprattutto, sui postulati medici della scuola salernitana. Ma avevano poi enormemente ampliato il loro sapere scientifico chiamando a praticare in ospedale medici greci, bizantini, egiziani, ebrei e arabi.
Si era così consolidata nel tempo una piattaforma sapienziale e di comparazione d’avanguardia che non si espletava solo nelle cure, ma anche negli accorgimenti igienici di pulizia pratica dei reparti. Quali, ad esempio, il ricorso all’uso di piatti e vasellame d’argento per le proprietà antisettiche e a quello dell’alcool, allora disinfettante sconosciuto speciale e distillato dagli alambicchi arabi.
Si può dire che i Cavalieri di Malta abbiano, nella storia, il primato ideale per aver prima intuito e poi applicato, nelle loro corsie, le proprietà scientifiche e pratiche dell’ attuale sanificazione. Con loro nasce, all’insaputa di tutti, la scienza odierna del “Cleaning & Sanitation.
Possiamo dire che la storia è lì, sempre pronta a dare una mano e a esplicitarsi quando qualcuno di buona volontà la avvicina. La storia del pulito, come un romanzo di avventure, ha trovato Giulio Guizzi, che ci apre interessanti scenari e imprevedibili scoperte. Qual è il punto che l’ha coinvolta maggiormente?
Giustissimo, il difficile però è trovare, specie tra gli operatori addetti e quanti progettano soluzioni meccaniche e chimiche, quel qualcuno di buona volontà che la avvicini questa storia, che poi tanto motiva, e la studi su libri, riviste e online. Quando parlo di pulizia mi accorgo che spesso i miei interlocutori pensano di sapere già in anticipo tutto quanto loro racconterò.
La pulizia è sempre pensata come qualcosa che si conosce già: per giunta non diverte, non è ludica, non incuriosisce. Posso dire che essi pensano ciò erroneamente, perché io stesso resto sorpreso, a volte, degli scenari umani e sociali che mi si aprono studiandola. Il punto, ora, che mi ha coinvolto e di cui ho già accennato alla presentazione in ISSA Pulire, è che il grande professore francese Jacques Attali, nel suo ultimo libro sulle nuove professioni giovanili, abbia scritto che la pulizia è il primo mestiere al mondo, perché mestiere che l’uomo delle caverne ha insegnato al figlio per sopravvivere. Mi ha coinvolto il sapere che sia proprio il nostro il primo mestiere al mondo e non la prostituzione, come sempre avevo sentito dire e creduto”.
Qual è la cosa più curiosa che ha trovato in questa nuova esplorazione della storia del pulito?
L’aver scoperto come e dove si è concluso il giro del mondo degli intenti di pulizia, igiene e sanificazione, dei suoi macchinari ed attrezzature. Non l’avrei mai immaginato: il percorso si è chiuso proprio in Italia. Dove? Nella pineta di Tombolo, tra Livorno e Pisa, in tempi di guerra per poi trovare, cinquant’anni fa, successiva e biennale esposizione all’Interclean di Amsterdam. Infatti ciò è avvenuto dopo che Rotterdam, in tempo di pace, era diventata la base di arrivo di tutte le macchine americane.
Ma Livorno, durante la guerra e in quello che poi sarebbe divenuto Camp Darby, era la prima base deposito e magazzino generale di tutto quanto usato in guerra dagli americani, e non sono solo armi, munizioni e carri armati, ma anche equipaggiamenti ed elettrodomestici per gli accampamenti. Enormi quantità di macchine e merci USA che dal porto di Livorno, tramite apposito canale e con apposite barche, arrivavano nella Pineta di Tombolo. Tra esse le piccole gru, i piccoli escavatori, i carrelli elevatori, le spazzatrici, le scale, le lavapanni, le lavastoviglie e tanto altro ancora.
E, last but not least, le primissime, mai viste e neppure sospettate esistenti, lavasciuga pavimenti automatiche combinate a batterie Lincoln. Tutta questa enorme massa di materiali per anni è stata oggetto di traffici, anche illeciti, poi, fine anni 40, una grande asta pubblica ha svuotato quei magazzini. Così in Milano, in una vetrina anni 50, accanto ai primi carrelli elevatori, c’erano anche le prime lavasciuga, le monospazzola e gli aspirapolvere-liquidi.
Rendere attrattivo e ‘colto’ un settore essenziale che però fatica ancora – ed è paradossale – a vedere riconosciuto e ammirato il suo ruolo: come si può fare emergere questo aspetto?
Ho passato una vita cercando di rendere attrattivo e professionalmente “colto”, e con una “sua” cultura” questo settore. Certo l’ho fatto anche per interesse, data la mia professione di fabbricante di macchine e attrezzature per pulire. Ma i sei libri che ho scritto (di cui uno tradotto in inglese), il triplice DVD di storia che l’Afidamp mi ha fatto realizzare, le decine di saggi e articoli sulle riviste tecniche, il Museo con biblioteca che ho messo insieme (e che ora si trova in Bergamo nelle mani del comm. Franco Maffeis che gli darà museale visibilità nella sede vicina al Kilometro Rosso in cui è l’aula di formazione della Framar che possiede appunto il “Museo Guizzi-Framar”), tutto ciò messo insieme, almeno per il momento, ha molto poco contribuito a far emergere e far riconoscere questo ruolo. Certo Giulio Guizzi, Afidamp Ambassador, ha una sua notorietà tra gli addetti per quanto ha fatto proprio per far emergere il settore come essenziale. Di ciò sono grato ai colleghi, ne sono anche il più vecchio!
Ma pochissimi sono i pulitori, formatori, operatori che hanno letto i miei scritti e ne hanno commentato, discusso, ampliato i contenuti. Che ritengo, e non a torto, siano altamente motivanti per chi lavora nel settore. Proprio dedicati a quel pulitore che spesso si sente umiliato per la scarsa o nulla considerazione. Confesso che non riesco proprio a capire cos’altro si possa fare: lascio il compito all’Afidamp, di cui sono co-fondatore, e a chi mi segue ora nei social e nel digitale. Comunque serenamente consapevole che quanto ho fatto per la cultura del pulito ha un suo valore e, forse, lo manterrà nel tempo a venire se qualcuno cercherà di approfondire.
Secondo lei, l’esperienza del Covid-19 ci ha insegnato qualcosa oppure, passata l’emergenza, quel tempo così difficile di fatto è scivolato nell’oblio?
Direi che la pandemia ha sensibilizzato, ha reso in certo qual modo visibile, concretizzato negli effetti, l’invisibile. Sicuramente ha insegnato, dimostrato vere le previsioni degli scienziati, che nei miei libri ho spesso riportato.
È diffuso convincimento da sempre che una pandemia potrebbe distruggere il genere umano. Ma ha anche dato fiducia nel potere salvifico, no-vax a parte, della scienza e della ricerca applicata. Per cui, stante questa comune consapevolezza, si può andare avanti con il tran-tran abitudinario e consueto. Anche perché il grande tema che comincia davvero adesso a far paura, e di cui non è ancora impostata una soluzione valida per tutti, è quello del clima, del surriscaldamento e della sostenibilità.
Con le note conseguenze sull’acqua, sull’agricoltura, sulla povertà delle risorse, stanti le aspettative e le richieste di una società affluente sempre più numerosa ed esigente. Il clima non solo è “imprevedibile”, come una pandemia, ma trova l’umanità assolutamente impreparata alle soluzioni anche solo di contenimento.
Le Hawaii, con l’incendio sull’isola di Maui, sono state l’ultima, grave prova: un posto da secoli giudicato festoso, sereno, sicuro e prescelto dagli americani per le loro celebrazioni famigliari, ha registrato il peggior incendio della storia americana e la diossina, che lo sciame di fiamme e fumo ha scaricato a mare, rende ignote le conseguenze ambientali che si profilano e che fanno dire agli abitanti che “a lungo qui la vita non potrà essere come prima”.
Per tornare alla pulizia, a mio giudizio, più del Covid, conterà l’adozione e la forza di convincimento dei mezzi elettronici di controllo che, soli, mostrano davvero accurata effettuazione, efficacia e validità del pulito nella lotta perenne alle cariche batteriche. Oggi questi strumenti elettronici, di costo assai contenuto se confrontato con le spese dei laboratori di analisi chimica di un tempo, sono alla portata di tutti, imprese e committenti. Danno immediatamente, ed in loco, una buona e sicura risposta ai risultati della sanificazione ambientale. Più del Covid-19, sarà il controllo elettronico ad imporre il suo insegnamento.
Una domanda ‘alla Marzullo’: si faccia una domanda e si dia una risposta. A lei la parola!
Con grande piacere, divertente farlo in questo caso! Perché nel colorato emporio di alimentari e articoli vari da spiaggia esposti in strada (che paesani e turisti trovano al centro del mio paese sul lago di Garda), allo scoccare dell’ora di pausa del mezzogiorno, tutte le merci vengono portate e rinchiuse dentro il negozio, ad eccezione delle scope in saggina e sintetiche che a ventaglio fanno bella mostra nel loro espositore e che vengono lasciate fuori all’aperto e alla mercé di chi passa?
Perché nessuno, specie se in ferie, penserebbe mai di rubare una scopa: essa impegna alla necessaria fatica di un lavoro di pulizia, sempre sgradevole e poco gratificante. Ciò spiega perché poco attrattiva sia la lettura dei testi di cultura del pulito e ciò nonostante che il loro contenuto possa dischiudere imprevisti panorami di umanità e di scienza di cui molti, specie se addetti, dovrebbero cercare impossessarsi.