La Fisascat Cisl commenta positivamente la salvaguardia della durata della Naspi – la nuova indennità di disoccupazione – per l’anno 2015 ‘con riferimento ai lavoratori stagionali del settore turismo’, provvedimento varato l’11 Giugno dal Governo nel Decreto Legislativo sul riordino della normativa in materia di ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro.
La categoria del terziario turismo e servizi della Cisl aveva sollecitato a più riprese – anche in occasione dello sciopero e della grande mobilitazione organizzata a Taormina il 15 aprile scorso – il correttivo della normativa sulla Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego in vigore dal 1° maggio 2015 che, nella versione originale, avrebbe penalizzato i 250mila lavoratori stagionali del comparto turistico, dimezzando la durata e il valore del sussidio.
“Con la rivisitazione della Naspi – ha dichiarato il segretario generale della Fisascat Pierangelo Raineri – il Governo ha preso coscienza di una contraddizione legislativa che avrebbe penalizzato i lavoratori stagionali di interi settori della nostra economia, primo fra tutti il turismo“.
La Fisascat ritiene che il Governo debba comunque avviare una attenta riflessione sulla necessità di rendere strutturale l’intervento di sostegno al reddito anche per gli anni futuri, perché, ribadisce Raineri, “il lavoro stagionale nel turismo è un fenomeno strutturale e pertanto necessita di una soluzione strutturale anche negli anni a venire, non solo per l’anno in corso, anche al fine di favorire la destagionalizzazione del comparto“.
L’auspicio della Fisascat è dunque quello del superamento definitivo della riduzione del 50% della durata e del valore sussidio Naspi con l’effettiva corrispondenza, ai fini del calcolo della prestazione, delle settimane di lavoro prestato.
“L’intervento del Governo – ha suggerito Raineri – dovrà contemplare anche misure finalizzate a garantire la copertura pensionistica“. “Per ogni settimana di lavoro – ha sottolineato – dovranno essere riconosciuti non solo una settimana di integrazione salariale, ma anche i contributi previdenziali, altrimenti il rischio reale è che i lavoratori stagionali non raggiungeranno mai i requisiti per l’accesso alla pensione“.