La pulizia nelle strutture sanitarie

L’importanza di conoscere i diversi tipi di rischio nel processo di pulizia.

di Furio Bernardini

Per una mal intesa valutazione e comprensione del lavoro a cui sono adibiti, in linea generale ai lavoratori del settore delle pulizie industriali spesso non vengono assicurate – o comunque troppo poco assicurate – protezioni e/o informazioni per prevenire i rischi che il loro lavoro implica.

Se questa realtà comporta inconvenienti che danneggiano non solo i lavoratori, ma sia le imprese di servizi sia gli utilizzatori dei servizi stessi, nel caso in cui queste attività si svolgono all’interno delle strutture sanitarie, è ancora più importante mettere in atto delle azioni preventive per ridurre il più possibile tali rischi.

I diversi rischi professionali possono derivare da attività poco controllate: posture scorrette, uso di strumenti, macchine e sostanze chimiche, ambienti potenzialmente pericolosi… E le conseguenze possono essere pesanti, causando danni fisici o psicologici, malattie e infermità di varia natura. Comprendere tutti i rischi che possono verificarsi è quindi indispensabile per prevenirli al meglio.

I rischi professionali

Come segnalato in altre circostanze, dobbiamo distinguere chiaramente i termini ‘pericolo’ e ‘rischio’. Ad esempio, un prodotto può essere pericoloso ma i rischi nel suo utilizzo sono limitati. Infatti, se vengono prese misure precauzionali in merito al suo utilizzo, come indossare guanti e una maschera, il rischio di danni è limitato. Il rischio è quindi definito come una probabilità.

Tra i diversi tipi di rischio professionale troviamo quello:
meccanico: colpi, schiacciamenti, tagli e perforazioni, vincoli posturali, gesti ripetitivi;

fisico: vibrazioni, livello di rumore, temperatura, maltempo, livello di illuminazione, qualità dell’aria, fuoco ed esplosione;

chimico: esposizione a sostanze chimiche, prodotti gassosi, agenti cancerogeni, mutageni, tossici, corrosivi, irritanti, allergeni;

biologico: esposizione ad agenti infettivi e allergenici per puntura, morso, inalazione;

radiologico: esistenza di radiazioni ionizzanti, laser e / o radiazioni elettromagnetiche;

psicologico: aggressività fisica o verbale, molestie morali o sessuali, stress, carichi eccessivi.

La prevenzione

Premesso che la prevenzione è un obbligo che spetta al datore di lavoro, ai sensi di vari articoli di legge, adottare misure necessarie per garantire la sicurezza e proteggere la salute fisica e mentale dei dipendenti significa oltre che compiere azioni per prevenire i rischi professionali, informare, formare e mettere in atto un’organizzazione e mezzi adeguati. L’attuazione di queste misure si basa su parecchi principi generali di prevenzione:

  • evitare i rischi;
  • valutare quelli che non possono essere evitati;
  • combatterli;
  • adattare il lavoro alle persone;
  • prendere in considerazione lo stato dell’arte; sostituire ciò che è pericoloso con ciò che è meno pericoloso;
  • pianificare la prevenzione integrando tecnica,
  • organizzazione e condizioni di lavoro;
  • adottare misure di protezione collettiva;
  • dare istruzioni adeguate ai lavoratori.

La pubblicazione di questi principi generali serve per controllare se sono state messe in pratica queste azioni.


Ad esempio: si vuole evitare l’uso di un prodotto pericoloso? Sostituirlo, quando possibile, con un prodotto più sicuro. Evitare rischi psicosociali? Cambiare le condizioni di lavoro e la loro organizzazione. Evitare il verificarsi di ustioni? Rendere obbligatori i dispositivi di protezione. Queste misure di intervento pongono l’accento sulla protezione dell’individuo, ma rafforzano anche nel lavoratore la capacità di affrontare le diverse situazioni. Infatti, la prevenzione individuale protegge il lavoratore da rischi fornendogli dispositivi di protezione o stabilendo obblighi (in alcuni casi ad esempio la vaccinazione).


Pulizia ospedaliera: norme igieniche rigorose ma necessarie


L’ambiente sanitario (studio medico, ospedale, laboratorio) è sicuramente
il settore che richiede la massima attenzione e rigore in termini di igiene e pulizia, a causa dei rischi di infezione e contaminazione. Gli addetti alla pulizia dell’ospedale devono pertanto essere persone competenti per eseguire i servizi in questi luoghi specifici.

Come la pulizia degli uffici, degli edifici o degli ambiti commerciali, la pulizia in un ambiente sanitario – detta anche pulizia ospedaliera – è un servizio offerto da aziende specializzate, ma differisce da altri tipi di servizi di igiene e manutenzione ‘convenzionali’ perché richiede maggiori competenze, e deve tenere conto dei rischi patologici (e anche delle infezioni nosocomiali) presenti nei luoghi interessati alla pulizia. La pulizia in un ambiente medico in genere riguarda i seguenti locali:

  • pratiche mediche generali
  • studi medici specializzati
  • studi dentistici
  • laboratori di analisi mediche e laboratori farmaceutici
  • ospedali e cliniche.

Di norma, la pulizia è caratterizzata dai seguenti compiti:

  • Verifica della ventilazione dell’aria di espulsione e prevenzione della diffusione di virus e batteri
  • Pulizia quotidiana dei pavimenti mediante aspirazione, lavaggio o decapaggio anche di superfici termoplastiche
  • Disinfezione di superfici (ufficio, lampade, condizionatori d’aria, mobili, carrelli) con prodotti e detergenti antimicrobici e pulizia a vapore (bio-pulizia) per uccidere batteri e virus
  • Pulizia delle attrezzature messe a disposizione dei pazienti (ad esempio: giocattoli nella sala d’attesa)
  • La manutenzione sanitaria e la fornitura permanente di sapone, asciugamani monouso o sacchi per la spazzatura
  • Pulizia di tende e tendaggi

Pulizia nell’ambiente medico: protocolli molto rigidi

Le procedure che si applicano al personale addetto alla pulizia nell’ambiente medico sono particolarmente rigide e devono rispondere soprattutto alla necessità di ripulire l’ambiente per i pazienti e il personale sanitario, combattendo i rischi della diffusione della malattia.

Ad esempio, gli addetti alle pulizie in ambito ospedaliero devono indossare abiti individuali specifici (guanti, occhiali, nome e maschere pulite) e utilizzare attrezzature adatte a questo tipo di pulizia: carrello per due pulizie, detergenti/ disinfettanti, spruzzatore. Questa apparecchiatura
deve essere pulita dopo ogni utilizzo.

L’operatore deve anche lavarsi le mani con un sapone o un gel disinfettante prima di ogni intervento o anche ogni volta che entra in una stanza diversa.

Per rispettare il protocollo in vigore, la pulizia deve essere eseguita in un ordine logico. Si inizia dalle stanze meno contaminate per finire in quelle che, potenzialmente, presentano un rischio maggiore di contaminazione (laboratorio, sala d’esame, sala d’attesa… ).

Il servizio si divide generalmente in tre fasi:

  • Pulizia: questa fase prevede spolvero e spazzatura a umido per rimuovere lo sporco dalla superficie senza disperderlo nell’aria
  • Risciacquo: è necessario eliminare la presenza di sporco e microrganismi
  • Pulizia-disinfezione: lavaggio con un detergente e/o disinfettante contenente agenti biocidi abbastanza potenti da distruggere i microrganismi.

Per mantenere una qualità igienica ottimale, sono necessari controlli microbiologici eseguiti frequentemente da un biohygienist.
I risultati devono essere comunicati al team responsabile dell’igiene e della pulizia non solo per valutare la qualità della bio-pulizia, ma perché funge anche da strumento educativo.

I rischi chimici nella pulizia

Gli addetti alle pulizie utilizzano molti detergenti diversi per facilitare la rimozione di polvere e sporco, per la disinfezione e manutenzione della superficie, che sono fonte di rischi chimici. L’esposizione dipende dal tipo dei prodotti utilizzati e le condizioni in cui vengono utilizzati come frequenza, quantità e modalità di applicazione. Ad esempio, alcuni prodotti chimici (come acidi o basi) hanno proprietà irritanti a basse concentrazioni
e sono corrosivi ad alte concentrazioni.

Altri prodotti possono causare problemi respiratori se spruzzati
in eccesso, usati senza ventilazione adeguata o nebulizzati su superfici calde. In questi casi è importante che sia assicurata una maggiore efficienza della ventilazione durante e dopo la pulizia o l’uso di misure
di protezione per limitare l’esposizione e l’inalazione dei vapori.
I prodotti chimici contenuti in alcuni i detergenti
possono essere infiammabili o esplosivi. L’uso errato di determinati prodotti (ad esempio sovradosaggio, miscelazione non sicura di prodotti diversi, metodi di pulizia inappropriati) può aumentare i rischi per i lavoratori.

Inoltre, altri pericoli si corrono quando gli addetti alle pulizie lavorano al di fuori dei normali orari di lavoro, ovvero prima o dopo l’orario di apertura, quando cioè la ventilazione, lo scarico dell’aria o il sistema di condizionamento dell’aria potrebbero essere spenti e l’aria non viene rinnovata nelle aree di lavoro, tutto ciò può aumentare i rischi derivati dalla esposizione alle sostanze chimiche.

Conclusioni

Oltre ai prodotti per la pulizia utilizzati, lo sporco stesso che il lavoratore deve rimuovere può essere fonte di pericolo chimico, oltre che biologico. Infatti, le particelle di sporco che vengono a contatto tra loro durante il processo di pulizia possono anche innescare reazioni chimiche, e questo dipende dal materiale da cui esse sono costituite. Pertanto, quando si considerano i rischi chimici ai quali gli addetti alle pulizie sono esposti, oltre agli ingredienti chimici dei prodotti usati per la pulizia deve essere presa in considerazione anche l’esposizione alle sostanze chimiche presenti nello sporco stesso, nella polvere, nelle particelle di fuliggine, eccetera. L’identificazione dei diversi tipi di pericoli chimici coinvolti nel processo di pulizia è quindi di grande importanza.

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