Un cardiochirurgo pediatrico del Children Hospital di Boston ha sfidato un gruppo di ricercatori del prestigioso MIT (tra cui una giovane italiana) alla ricerca di una sostanza che potesse servire nei delicati interventi al cuore dei suoi piccoli pazienti, spesso piccolissimi. L’obiettivo era riparare un organo sempre in movimento come il cuore (a volte quello minuscolo di un neonato) senza creare i danni ai tessuti sani che le perforazioni di ago e filo inevitabilmente comportano.
La risposta è stata la più semplice: con la colla, un tipo di soluzione già in uso in medicina per richiudere ferite. Ci voleva però una colla che non asciugasse troppo in fretta o troppo lentamente, ma quando lo decideva il chirurgo; che non fosse tossica, ma biodegradabile, e che soprattutto funzionasse anche in ambienti molto umidi, come appunto le aree di intervento chirurgico, sempre soggette a sanguinamenti.
Quasi quattro anni fa, la sfida è stata raccolta da un bioingegnere del Bringham and Women’s Hospital, da un team dell’MIT di Boston, che hanno appena pubblicato i risultati del loro lavoro sulla rivista Science Translational Medicine.
La colla inventata dal team, e finora testata con successo sui maiali, si chiama HLAA (hydrophobic light-activated adhesive), e come dice il suo nome, dopo essere stata applicata sul punto da riparare – un vaso sanguigno, o anche un cuore battente – viene attivata da pochi secondi di esposizione alla luce UV. Una volta concluso l’intervento, il sigillante (biodegradabile) si dissolve nel corso delle settimane, consentendo ai tessuti di cui ha fatto parte di autoripararsi.
Fonte: federchimica.it