Il problema della Popillia japonica

Popillia japonica Newman (Coleoptera Rutelidae) è una specie originaria del Giappone, ma è presente in altri Paesi, tra cui gli Stati Uniti d’America.

Popillia japonica Newman

In Europa era nota solo nelle isole Azzorre (Portogallo), mentre non era presente in Europa continentale prima del suo ritrovamento, nell’estate del 2014, in alcuni comuni della zona settentrionale della Valle del Ticino (ma secondo il rapporto stilato dopo un audit condotto dalla Commissione europea in Italia, nel 2016, si stima che P. japonica sia in realtà arrivata nel nostro paese nel 2008). Per gli ingenti danni economici che può provocare è considerata dalla normativa fitosanitaria un organismo nocivo da quarantena.

Gli adulti hanno una lunghezza media di circa 10 mm e sono verde metallico con riflessi bronzei sul dorso. Si contraddistinguono per 12 ciuffi di peli bianchi (5 ai lati dell’addome e 2 più ampi sulla parte terminale). La presenza di questi ciuffi bianchi permette di distinguere inconfondibilmente Popillia japonica dalla specie italiana Maggiolino degli orti (Phyllopertha horticola) e dalle altre specie di rutelidi italiani. In Lombardia Popillia japonica ha una generazione all’anno. Gli adulti escono dal terreno tra la fine di maggio e inizio di giugno.

L’insetto si muove prevalentemente in gruppi numerosi e l’epoca di maggior presenza degli adulti è intorno a luglio. La larva infesta i prati nutrendosi delle radici. Gli adulti sono polifagi e attaccano piante spontanee, di pieno campo, ornamentali e forestali determinando defogliazioni e distruzione della pianta e dei fiori.

Gli adulti possono alimentarsi su quasi 300 specie, ma i danni più gravi interessano un numero limitato di piante. Il monitoraggio rappresenta un aspetto fondamentale per conoscere la reale diffusione dell’insetto e i suoi comportamenti.

Oltre ai controlli visivi, vengono utilizzate apposite trappole con attrattivi specifici, e in aggiunta al monitoraggio sono previste misure fitosanitarie obbligatorie. Già presente fra Lombardia e Piemonte, l’insetto è stato avvistato e segnalato anche in provincia di Parma.

Sebbene non si tratti ancora di un’infestazione ma solo di un ritrovamento nelle trappole posizionate della autorità per il monitoraggio, a segnalazione non è da prendere alla leggera.

P. japonica è estremamente dannosa perché è una specie altamente polifaga che vive in aggregazione, attacca trecento specie vegetali, fra le coltivate e le selvatiche. Le larve si nutrono di radici di erbe, gli adulti di foglie, fiori e frutti. Dal luglio 2014 è cominciata la lotta contro il tempo dei Servizi fitosanitari di Lombardia e Piemonte per cercare di contenere l’espansione del fitofago ma è apparso evidente quasi da subito come l’eradicazione fosse impossibile. L’unica possibilità era quella di cercare di bloccarlo nella sua avanzata. Ogni anno però le aree focolaio e cuscinetto si allargano.

Dai dati risulta che nel 2014 la zona focolaio coinvolgesse undici comuni in totale, fra Piemonte e Lombardia, nel 2017 i comuni erano già 174 mentre a fine 2019, gli ultimi dati ufficiali perché il lavoro di monitoraggio per il 2020 è in corso, siamo arrivati a 569 comuni focolaio.

Popillia japonica attacca moltissime colture ma è particolarmente ghiotta della vite, ed è dannosa anche per le drupacee, per il nocciolo, per i piccoli frutti, per il kaki e per l’actinidia. Non vanno poi dimenticate le estensive, devono temere anche i coltivatori di mais e di soia.

Le strategie per difendersi, secondo Giovanni Bosio del Fitosanitario Piemonte per i coltivatori biologici il caolino può essere utilizzato come repellente, per chi opera usando i metodi convenzionali, sulla vite il consiglio è abbinare i trattamenti insetticidi obbligatori contro la Cicalina della flavescenza dorata (Scaphoideus tatanus). I piretroidi risultano efficaci, ma sono poco selettivi sugli insetti utili. 


Fonti: Regione Lombardia, Agronotizie




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