Green economy: sempre più attuale

economy

Dai lavori degli ‘Stati generali delle green economy’ panorami e prospettive.

A questo tema trasversale sono interessate migliaia di imprese in ambiti diversi, luoghi di formazione. Volano per l’occupazione, vi è però bisogno di un supporto organico e concreto da parte delle Regioni e degli enti locali

Vittoria Orsenigo

Argomento attuale, trasversale (comprende moltissimi settori, edilizia, trasporti, turismo, produzione, high tech… ) che coinvolge migliaia di imprese: la ‘Green Economy’ è una sfida che guarda all’innovazione tecnologica, al risparmio energetico, alle fonti rinnovabili, al riciclo dei rifiuti. E lega anche il mondo della formazione, dell’università e della ricerca,

Non solo un passaggio da un’economia tradizionale a un’economia verde, ma cambiamento radicale della gestione aziendale, che coinvolge ogni aspetto di un’impresa, da quello produttivo alle infrastrutture, ai consumi.

L’Italia

Qualità e Green Economy: i temi si sposano bene e, alla fine, pare che paghino. Dai dati del documento introduttivo del 9° gruppo di lavoro ‘Regioni e Enti locali per la green economy’ per l’assemblea programmatica del 2013, il 23,6% delle imprese italiane più innovative (360 mila imprese industriali e terziarie) hanno investito tra il 2009 e il 2012 in tecnologie e prodotti green, creando occupazione. Il 38,2% delle assunzioni del 2012 (oltre 240 mila posti) sono dovute ad aziende che credono nella green economy. Anche l’export se ne avvantaggia: nel 2011 il 37% (a fronte del 22% di quelle che non lo fanno) delle imprese italiane che hanno investito in prodotti e tecnologie verdi ne periodo 2009-2011 ha esportato. E il trend sembra essere in crescita.

Oltre i confini

Nella ‘Dichiarazione di Istanbul’ del giugno 2007 – adottata da importanti organismi internazionali – è stata stabilita la necessità di misurare il progresso utilizzando parametri che non siano i soliti convenzionali (Pil pro capite, per esempio). Ecco quindi la nascita del Bil, Benessere Interno Lordo (dall’inglese Gross National Happiness, GNH), una grandezza economica su cui l’Istat ha già elaborato un rapporto, ‘Benessere equo e sostenibile in Italia’.

La green economy potrebbe essere il volano per la ripresa economica: potrebbe creare almeno 15 milioni di posti di lavoro nel mondo (dati UNEP, United Nations Environment Programme – agenzia dell’ONU).

Volano sì, ma se si rispettano alcune condizioni: bisogna puntare a un ‘Progetto per il Paese’ con la green economy al centro della propria strategia. Con la crisi c’è stata una forte contrazione del sistema imprenditoriale: per un Progetto Paese in questo modo, è necessario un Piano industriale ‘green’ e insieme un Progetto per il lavoro.

Su questa linea si possono considerare i principi che hanno ispirato il D.M 8 marzo 2013 “Fondo per la crescita sostenibile” pubblicato il 16 maggio in G.U. che prevedono come prioritari programmi che “c) prevedano la creazione di nuova occupazione e la salvaguardia di quella esistente; d) che prevedano l’applicazione di tecnologie e processi produttivi in grado di minimizzare gli impatti ambientali”.

Comuni e Regioni devono essere messi in grado di operare perché investimenti in tecnologia e riqualificazione ‘green’ dei centri urbani si possano davvero realizzare.

Dal 2007 al 2014 i Comuni hanno contribuito per la finanza pubblica con 15 miliardi di euro: un prezzo ora insostenibile. Il Patto di Stabilità costringe i Comuni a generare un saldo positivo di bilancio pari a 4,5 miliardi di euro, risorse che i cittadini pagano e non usate per servizi e investimenti locali. Da questo è derivata la contrazione della spesa per investimenti che negli scorsi 5 anni è ammontata al 23%. Ora è necessario agire su fattori che caratterizzano la domanda e la qualificazione (anche energetica-ambientale) dell’offerta e sui fattori di competitività.

Al centro di un Piano di rilancio ci deve essere la definizione di un piano di sostegno all’efficienza energetica e allo sviluppo delle rinnovabili in grado di valorizzare le potenzialità territoriali e le competenze del sistema produttivo italiano. A partire dal completamento del quadro normativo di riferimento.

Obiettivi europei

Le azioni per rilanciare il settore edile, per esempio, possono diventare il driver per il settore energetico, per raggiungere gli impegnativi obiettivi europei del 2020, in termini di energia: edifici a energia quasi zero (nearly zero energy) e di sviluppo delle fonti rinnovabili.

Innovazione e l’uso efficiente delle risorse devono puntare a un approccio ‘product life cycle management’.

Il discorso aperto è estremamente vasto: ne parleremo ancora. E ne parleranno a novembre a Rimini, con i lavori di quest’anno sulla green economy.

Fisco ‘ecologico’ e ‘obbligazioni verdi’

Come finanziare le green economy?  Con un prelievo fiscale sulle attività inquinanti e il consumo di ambiente (chi inquina paga), per far arrivare l’eco-gettito dal 6% – come è ora – al 12,5%.

Nuovi strumenti finanziari, ‘obbligazioni verdi’, per la crescita sostenibile e una nuova scansione degli incentivi. Gli strumenti fiscali e finanziari per la green economy sono stati il tema della terza sessione di lavori degli Stati Generali della Green Economy 2013 ‘Le misure e le riforme economiche e fiscali necessarie per attivare un Green New Deal’ in corso a Rimini nell’ambito di Ecomondo-Key Energy-Cooperambiente.

A livello mondiale, il totale degli investimenti per ridurre le emissioni e per l’adattamento ai cambiamenti climatici nel 2011 è stato stimato in 268 miliardi di dollari (settore privato) e 96 miliardi di dollari (settore pubblico). Il pacchetto di misure presentato agli Stati Generali indica in particolare una graduale introduzione della carbon tax e del road pricing tarato secondo le emissioni degli autoveicoli. Per quanto riguarda i nuovi strumenti finanziari innovativi ci sono i project bond (emissioni obbligazionarie finalizzate alla realizzazione di un progetto e soprattutto il rimborso dei project bond dipendono dai flussi finanziari che il progetto è in grado di assicurare.), i performance bond (sono una garanzia personale, normalmente rilasciata da una banca, caratterizzata da autonomia – che può essere di grado diverso – rispetto al contratto garantito, con la quale il garante si impegna a pagare una certa somma di denaro a prima richiesta scritta del beneficiario), i social impact bond (conosciuto anche come pay for success bond, è finalizzato alla raccolta, da parte del settore pubblico, di finanziamenti privati. La remunerazione del capitale investito tramite questi strumenti è agganciata al raggiungimento di un determinato risultato sociale o altri meccanismi basati sui principi di payment by results o di impact finance o di crowdfunding (finanziamento collettivo in italiano, è un processo di un gruppo di persone che utilizza il proprio denaro in comune per sostenere gli sforzi di persone e organizzazioni. È un micro-finanziamento dal basso che mobilita persone e risorse): con tali strumenti innovativi e correlati ai risultati si punta a ridurre il costo del denaro, a favorire partnership pubblico-privato, stimolando una crescita nella qualità, oltre che nella quantità, delle iniziative green. Inoltre, la strada è quella di eliminare gli incentivi alle attività economiche che hanno impatti negativi sull’ambiente, orientare il riesame della spesa pubblica (spending review) con attenzione a ciò che danneggia l’ambiente.

Stati generali della green economi 2014

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Il tema sarà ‘Imprese e lavori per una green economy’. Lo ha deciso il Consiglio Nazionale della Green Economy che si è riunito al Ministero dell’Ambiente. Il tema è stato scelto per dare forza all’idea che le imprese e i lavori della green economy debbano avere un valore aggiunto non solo quantitativo – crescita dei fatturati e occupazione – ma anche qualitativo, motivazioni, visione, gestione. 

Intorno alla white economy…

È la frontiera dell’efficienza energetica, che può garantire ricadute positive sia sul fronte economico, sia su quello ambientale: si tratta di utilizzare strumenti e tecnologie già disponibili. Lo fa notare Francesca Zecca in un articolo apparso su Green Business, evidenziando come si potrebbe aumentare la competitività, grazie a un aumento dei margini che può variare dal 3 al 14% a seconda dei settori.

La seconda edizione dell’Energy efficiency report del Politecnico di Milano – svoltasi a dicembre 2013 – analizza la situazione considerando diversi punti di vista in un’indagine che ha coinvolto 115 aziende.

Perché il tema è attuale? L’Italia dipende dall’estero per l’84% del suo approvvigionamento energetico: tradotto in cifre significa che paga molto di più a confronto con la media europea, oltre 12 centesimi di euro per ogni kWh (il 20% in più rispetto alla Germania). E per il gas il surplus per le aziende italiane è del 25%. Il report dimostra la sostenibilità degli investimenti in varie tecnologie, anche in assenza di incentivi, tenuto conto della convenienza ‘assoluta’, ossia della differenza tra il costo del kWh risparmiato con un intervento di efficientamento e quello di acquisto dello stesso quantitativo di energia da fonte tradizionale.

(Cleaning Community Magazine, n. 1 – 2014)  



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