Come cambia il cleaning professionale con l’Ecolabel UE

Quasi 150 operatori del settore della pulizia professionale hanno riempito la sala dell’Unicredit Pavillion di Milano che, lo scorso 11 ottobre, ha ospitato l’evento “Ecolabel UE del servizio di pulizia, come cambia il Cleaning professionale“; un pubblico attento e molto interessato che ha seguito il workshop organizzato da Afidamp, l’associazione dei fabbricanti e distributori di forniture per la pulizia professionale, in collaborazione con il Comitato Ecolabel per l’Ecolabel e Ecoaudit e ISPRA – Servizio per le Certificazioni Ambientali.

Il primo obiettivo era quello di illustrare quali fossero le caratteristiche della nuova Decisione Ecolabel UE (2018/680), pubblicata in Gazzetta Ufficiale europea lo scorso maggio, individuarne il campo di applicazione e spiegarne l’iter operativo.

Il secondo, quello di promuovere un momento di incontro e di confronto sullo stesso tema per capire se e come la nuova decisione Ecolabel risponde alle aspettative del settore e, quindi, se è considerata un utile strumento di differenziazione sul mercato.

Presenti come relatori i massimi esperti italiani in materia di Ecolabel, cioè quegli stessi funzionari che rilasciano le certificazioni e che procedono con le verifiche ispettive.

Ebbene: come cambia? O meglio: come potrebbe cambiare?

Paolo Fabbri di Punto 3, chiamato a condurre, dopo una breve introduzione ai temi del GPP, ha posto la domanda all’Ing. Raffaella Alessi – componente della sezione Ecolabel del servizio certificazioni ambientali di ISPRA nonchè responsabile di istruttorie Ecolabel per i gruppi della Detergenza e del Cleaning – che è entrata nel merito di quelli che sono i requisiti che le imprese devono avere per poter essere certificate, dei costi da sostenere e degli step da raggiungere per poter poi mantenere la certificazione, fermo restando che ciò che viene certificato è il servizio e non la casa erogatrice. Ha spiegato che possono richiedere la certificazione del servizio tutte le tipologie di aziende, da quelle grandi alle Pmi. Diversi, in base alla dimensione, saranno i costi di istruttoria da sostenere. Fondamentale è comunque sapere che il servizio che verrà certificato deve essere disposto da una divisione, una filiale, una succursale o un dipartimento (chiaramente distinti dall’impresa madre), che potrà erogare e gestire solo servizi Ecolabel UE per i quali deve essere tenuta una contabilità separata.

Snodo cruciale è stato quello relativo al campo di applicazione: è il primo punto che ogni azienda deve chiarire per capire se può o meno accedere alla certificazione. Esso comprende i servizi professionali di pulizia ordinaria, effettuati presso edifici commerciali, istituzionali e altre strutture accessibili al pubblico, come pure presso abitazioni private. Comprende altresì la pulizia ordinaria di vetrate raggiungibili senza il ricorso ad attrezzature o macchinari particolari, ma esclude le attività di disinfezione, le attività di pulizia effettuate presso siti produttivi, le attività per le quali i prodotti per le pulizie sono forniti dal cliente. Questo punto ha suscitato un po’ di perplessità tra il pubblico e tra quelle realtà che vedono nei servizi ospedalieri il loro core business. Una platea eterogenea, in cui era alta la componente di fabbricanti e distributori che rappresentano la fornitura dei prodotti per la pulizia. Infatti, tra i sette criteri obbligatori e i dodici facoltativi, ben illustrati dall’ing. Alessi, sono tanti quelli che regolamentano i prodotti della fornitura che quindi rivestono un ruolo fondamentale per l’ottenimento della certificazione. Forte anche la componente di imprese di servizi, della committenza (centrali di acquisto pubbliche che saranno chiamate a servirsi di questa nuova “decisione” per l’emanazione dei bandi pubblici) e di istituzioni.

Dall’entrata in vigore sono già cinque le realtà italiane che hanno fatto domanda di certificazione – spiega l’ing. Alessi. Ora l’iter di verifica, che prevede l’analisi della documentazione e anche una ispezione in loco, è avviato. Per il suo completamento saranno necessari circa tre mesi” .

Successivamente, l’ing. Domenico Zuccaro – componente della sezione Ecolabel del servizio certificazioni ambientali di ISPRA e responsabile di istruttorie Ecolabel per i gruppi della Detergenza e del Cleaning – e la dott.ssa Bianca Maria Scalet – componente della sezione Ecolabel del comitato Ecolabel Audit – si sono uniti all’ing. Alessi per recepire le domande del pubblico in sala ma anche di chi, collegato in streamimg, ha avuto la possibilità di porle tramite un numero di Whatsapp messo a disposizione dagli organizzatori.

Ne è scaturito un vivace dibattito e, lì dove alcune questioni non hanno trovato esauriente risposta, i relatori si sono impegnati a riportarle come argomento nel prossimo meeting della Commissione Europea che si terrà a novembre e che vedrà riuniti gli organi competenti dei diversi stati europei.

Molto gradita dal pubblico è stata la divulgazione del “Manuale d’uso Ecolabel UE per i Servizi di Pulizia”, fino a oggi disponibile solamente in lingua inglese, della cui traduzione in lingua italiana si è fatta carico la stessa Afidamp, che ancora una volta si è proposta come facilitatore del contatto tra il mercato e il legislatore, al fine di favorire un maggior scambio di informazioni e venire incontro alle esigenze dei propri associati e non solo.



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