Arriva il ‘reato ambientale’

ambiente rifiuti

Al Senato il testo che introduce 4 nuovi reati nel Codice Penale

Finora la maggior parte dei fatti illeciti al riguardo si colloca nell’ambito delle contravvenzioni, quindo non di pertinenza del penale: chi inquina rischia una pena massima di 3 anni (le conclusioni uno può trarle da sé… ); non è previsto né arresto in flagranza di reato né le misure cautelari personali o intercettazioni, e – ciliegina sulla torta – la prescrizione per i reati ambientali è di 5 anni.

Finalmente, dopo un anno di permanenza alla Commissione, via libera delle Commissioni riunite Ambiente e Giustizia del Senato al disegno di legge sugli ecoreati, provvedimento che introduce nel nostro codice penale i reati ambientali e la proposta di legge (varata nel febbraio 2014)  passa all’esame del Senato.

 Le novità

Sono previsti quattro nuovi reati: disastro ambientale (pena: carcere da 5 a 15 anni); inquinamento ambientale (reclusione da 2 a 6 anni); traffico e abbandono di materiale ad alta radioattività (carcere da 2 a 6 anni); impedimento di controllo (pena detentiva da 3 a 6 mesi).  E non è tutto: nella legge – oltre a pesanti sanzioni pecuniarie – è previsto il ripristino degli ecosistemi danneggiati.

Vi sarà, inoltre, uno snellimento per quanto riguarda le pratiche burocratiche per la confisca dei beni delle ecomafie.

Tra le novità anche l’inserimento di alcune aggravanti per l’inquinamento ambientale: nel caso in cui dal reato dovessero derivare dalle lesioni personali fino alla morte di una o più persone le pene potranno triplicare fino ad un massimo di 20 anni.

Rispetto al testo uscito dalla Camera è stata aumentata anche la riduzione di pena prevista per i reati di inquinamento e disastro ambientale se sono commessi per colpa (anziché per dolo): da una diminuzione da un terzo alla metà a una diminuzione da un terzo a due terzi.

La nuova legge era stata richiesta a gran voce da 25 associazioni ambientaliste capeggiate da Legambiente e Libera con una petizione, pubblicata sulla piattaforma Change.org, in cui si sosteneva che “l’Italia ha bisogno di una vera e propria riforma di civiltà, che sanerebbe una gravissima anomalia: oggi chi ruba una mela al supermercato può essere arrestato in flagranza perché commette un delitto, quello di furto, mentre chi inquina l’ambiente no, visto che nella peggiore delle ipotesi si rende responsabile di reati di natura contravvenzionale, risolvibili pagando un’ammenda quando non vanno, come capita molto spesso, in prescrizione”.

 



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