Appalti pubblici: il ‘Manifesto dei Servizi’

Le imprese dei servizi rispondono a Cantone e lanciano: #ibuoniappalti

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Le principali Associazioni del settore del Facility Management presentano 9 proposte concrete per i “Buoni Appalti”, per migliorare e rendere più trasparente ed efficiente il settore degli appalti pubblici e chiedono al Governo e al neo Ministro Graziano Delrio un “vice Ministro dei servizi”.

 “Contro l’equazione “appalti-corruzione” abbiamo elaborato nove proposte per contribuire a una nuova normativa, chiara e certa, per gli appalti di servizi che eviti i diffusi fenomeni di illegalità e renda efficiente la spesa pubblica.  

Chiediamo, inoltre, al Governo e al neo-ministro Graziano Delrio una maggiore attenzione per il nostro settore attraverso l’istituzione di un Vice Ministro con specifica delega ai servizi che sappia affrontare le sfide, le criticità e le ampie possibilità di crescita del settore”.

Sono questi i principali messaggi lanciati nel corso della conferenza stampa di presentazione del “Manifesto del mercato dei servizi per i patrimoni immobiliari e urbani pubblici, promossa  a Roma dalle sei principali associazioni del Facility Management Afidamp, Anip FISE, Assistal, Federlavoro servizi/Confcooperative, Fnip, Legacoop Servizi.

Il documento, condiviso dalle Associazioni, risponde all’invito del presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, Raffaele Cantone, che ha chiesto alle imprese di ‘contribuire’ al miglioramento del sistema normativo relativo agli appalti pubblici e raccoglie nove proposte concrete, per restituire al settore trasparenza, legalità, qualità del servizio reso e rispetto dei lavoratori.

 Un settore in crescita, con enorme potenziale

Le attività di Facility Management (manutenzione, pulizia, igiene ambientale, energia, security, logistica etc.) rappresentano un settore che, anche nel quadro economico depresso degli ultimi anni, ha saputo confermare un trend di continua e costante crescita (+10,4% nel solo 2012), anche in termini occupazionali (2,5 milioni di occupati) e di PIL (oltre l’8% del Prodotto Interno Lordo Nazionale). Numeri importanti che potrebbero crescere ulteriormente se il Paese adottasse politiche ad hoc volte alla “riqualificazione” del patrimonio pubblico esistente; un impegno concreto per il “green building” potrebbe generare 400.000 posti di lavoro e portare ad un risparmio di 1,2 mld l’anno di spesa di consumi energetici per la PA.

 Il Manifesto dei “Buoni Appalti”

Il Manifesto condiviso dalle Associazioni contiene nove punti. Tra le indicazioni, la prima e più importante è il contrasto del massimo ribasso (in favore dell’offerta economicamente più vantaggiosa) che troppo spesso costituisce un finto risparmio per la PA e nasconde invece moltiplicazione dei costi, pratiche scorrette di subappalto, diffusione di lavoro nero, quando non fenomeni di corruzione, come le vicende di cronaca degli ultimi mesi ampiamente testimoniano.

Le Associazioni evidenziano, inoltre, la necessità di prevedere una regolamentazione specifica per gli appalti di servizi, disciplinando programmazione e progettazione, con attenzione alla reputazione e all’esperienza delle imprese in gara.

Altri aspetti riguardano l’efficace attività di verifica dell’anomalia delle offerte, l’incentivazione del pagamento diretto delle imprese subappaltatrici da parte del committente e l’introduzione di una maggiore flessibilità nella fase di gestione dei contratti d’appalto.

Infine, i fondamentali aspetti di tutela dei lavoratori dell’occupazione e della sicurezza dei luoghi di lavoro, con l’affermazione della centralità del Contratto collettivo nazionale di lavoro sottoscritto dalle principali Associazioni di categoria, per  garantire piena concorrenza sul mercato e, soprattutto, di evitare fenomeni di dumping fondati sulla compressione dei salari dei lavoratori.

La crescita in termini occupazionali e di giro d’affari del settore dei servizi – ha commentato Lorenzo Mattioli, Presidente di Anip FISE e portavoce del Tavolo delle Associazioni promotrici del Manifesto – è ormai un dato incontestabile, cui deve fare seguito una specifica disciplina che tenga conto delle peculiarità del comparto, troppo spesso e a torto considerato meno strategico e meno rilevante del manifatturiero e delle costruzioni.

Per questo riteniamo, e avanziamo la proposta al neo Ministro Graziano Delrio, sia giunta l’ora di identificare un vice Ministro con delega specifica ai Servizi, che sappia affrontare le sfide, le problematiche e sfruttare al meglio le grandi possibilità di crescita insite in questo settore. Ci auguriamo che quanto prima tra gli slogan dell’Esecutivo si imponga anche #ibuoniappalti, una sfida alla quale vogliamo contribuire da protagonisti”.

 Una normativa chiara per il settore dei servizi

Il primo fondamentale appuntamento per tradurre in pratica le proposte del Manifesto è la definizione del nuovo Codice degli Appalti, che scaturirà dal Disegno di Legge per il recepimento delle Direttive Europee sugli Appalti attualmente in discussione alla VIII Commissione del Senato, che dovrà sbloccare la situazione attuale.

“MANIFESTO”

DEL MERCATO DEI SERVIZI
PER I PATRIMONI IMMOBILIARI E URBANI
PUBBLICI

Il comparto dei servizi di ‘Facility Management’ per la gestione e la valorizzazione dei patrimoni immobiliari e urbani pubblici (manutenzione, pulizia, igiene ambientale, energia, security, logistica ecc.) è un settore di mercato ‘labour intensive’, cui appartengono migliaia di PMI e diversi grandi operatori, in continua e costante crescita (+ 10,4% nel solo 2012 – Dati ANAC, già AVCP), nonostante la crisi che ha condotto alla contrazione di altri settori, con un impatto enorme in termini occupazionali (2,5 milioni di occupati potenziali del comparto, secondo le stime dell’Osservatorio Nazionale per il Facility Management di Cresme Europa).

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I numeri sopra riportati potrebbero ulteriormente crescere ove il Paese puntasse alla riqualificazione energetica e alla gestione sostenibile dei patrimoni immobiliari pubblici (c.d. mercato del ‘green building’, con 236.000 posti di lavoro già creati e 400.000 posti di lavoro potenziali nel 2017, considerando occupazione diretta e indotto), con sensibili risparmi anche in termini di spesa per consumi energetici dello Stato (riduzione del 20% potenziale con risparmio di 1,2 miliardi di euro/anno).

Tuttavia, a fronte dei dati sopra esposti, nel nostro Paese manca una disciplina che tenga conto delle specificità di settore e degli aspetti peculiari del comparto dei servizi che continua a essere considerato meno strategico e meno rilevante del comparto manifatturiero e di quello delle costruzioni; su tale ultimo comparto, peraltro, è stata di fatto sostanzialmente modellata fino a oggi tutta la regolamentazione in materia di appalti pubblici.

In questo quadro, occorre che tali criticità siano superate attraverso il recepimento delle nuove Direttive Europee (“Direttiva Appalti” 2014/24/UE, “Direttiva Concessioni” 23/2014/UE, “Direttiva Utilities” 25/2014/UE), attesa la fondamentale importanza che, ai fini della crescita produttiva ed economica dell’Unione Europea e dei Paesi che ne fanno parte, ha assunto e assumerà sempre più il settore degli appalti pubblici.

A tal fine, il recepimento delle nuove Direttive deve essere l’opportunità per dare pari e distinta dignità a comparti e mercati diversi tra loro – quali sono quello dei servizi pubblici e quello dei lavori pubblici – entrambi essenziali per la crescita economica e di competitività del Paese.

Il processo di recepimento deve pertanto rispondere ad esigenze trasversali e comuni, quali:

  • la semplificazione delle norme e delle procedure;
  • la dematerializzazione dei processi di affidamento dei contratti pubblici;
  • l’omogeneizzazione dei comportamenti delle stazioni appaltanti e la loro qualificazione;
  • la massima apertura del mercato alle PMI come previsto dallo “Small Business Act”.

Ma deve altresì rispondere a peculiari esigenze del comparto dei servizi pubblici, quali:

  1. la regolamentazione specifica della programmazione e della progettazione;
  2. la corretta qualificazione degli appalti, con particolare riguardo ai contratti misti e alla linea di demarcazione delle prestazioni costituenti “servizio” rispetto a quelle appartenenti ad altri comparti;
  3. l’efficace classificazione dei servizi;
  4. il criterio di aggiudicazione più confacente alle caratteristiche proprie delle attività oggetto di affidamento (offerta economicamente più vantaggiosa);
  5. la valorizzazione degli aspetti reputazionali e di esperienza delle imprese;
  6. la più corretta tutela del lavoro (connessione dell’affidamento al pertinente CCNL), dell’occupazione e della sicurezza sui luoghi di lavoro, nonché dell’ambiente e del territorio;
  7. l’efficace e attendibile verifica dell’anomalia delle offerte, da svolgere sulla base di elementi di costo oggettivi e verificando l’effettiva compatibilità tra componente qualitativa (offerta tecnica) e componente quantitativa (offerta economica) delle offerte;
  8. l’incentivazione del pagamento diretto delle imprese subappaltatrici;
  9. l’utilizzo degli strumenti di flessibilità messi a disposizione dalle Direttive Europee nella fase di  gestione dei contratti di appalto nel rispetto della certezza dell’oggetto degli stessi e della parità di trattamento degli operatori economici.


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