Una Tavola Rotonda per presentare un’indagine sui processi di pulizia nel settore alimentare e ascoltare le voci dei protagonisti del settore.
A Milano, il 2 ottobre, nella cornice del Westin Palace, è stata presentata e commentata l’indagine commissionata da Afidamp su come si svolgono le operazioni di pulizia nelle industrie alimentari.
L’articolo si svolge in 5 parti:
1 L’indagine
2 Misura per misura
3 Tema: pulizia dell’aria
4 La voce dell’industria
5 Le sfide al mercato
3 Tema: pulizia dell’aria
Parlando di pulizia nell’ambito dell’industria alimentare non si può trascurare la qualità dell’aria e quindi la pulizia degli impianti aeraulici.
Facendo sempre riferimento all’indagine che Afidamp ha commissionato all’Istituto Piepoli, per quanto riguarda gli impianti di aerazione, il 65% delle aziende afferma di effettuare l’ispezione igienica dei condotti ogni anno, il 14% lo fa, ma non tutti gli anni. Il 50% delle aziende conferma di avere fatto quest’anno la pulizia, il 15% che verrà fatta quest’anno, il 10% l’anno scorso. E gli altri in coda.
A chi si affidano le aziende alimentari per questo tipo di interventi? Solo il 17% chiede la collaborazione di un tecnico specializzato, certificato ASCS, mentre l’83% si affida a un’impresa di pulizia non certificata. Il controllo dell’aria, anche se non facilmente percepibile e visibile, è però molto importante per la diffusione di organismi patogeni e di agenti inquinanti, come fa rilevare Andrea Casa, presidente A.I.I.S.A. (Associazione Italiana Igienisti Sistemi Aeraulici). Che aggiunge come nell’analisi si sia parlato di pulizia dei condotti, non di tutto l’impianto.
Il tema è delicato, perché si deve considerare la globalità dell’impianto, per quanto riguarda pulizia e manutenzione, oltre ai singoli condotti (negli ultimi anni sono stati installati condotti costituiti da fibra tessile, che deve essere lavata). Ma c’è concordanza sui dati di chi si affida a personale specializzato (17%).
In ambito aeraulico, chi fa da sé in genere compie una scelta: o applica protocolli esteri, facendo riferimento a protocolli in vigore negli Usa e nei Paesi Scandinavi oppure fa un indebito paragone con i protocolli HACCP, che però fanno riferimento alle superfici alimentari, dove però si ha una propagazione batterica solamente per contatto, non si hanno flussi di aria.
Dal 2006 il Ministero ha emanato indicazioni per una procedura corretta per la valutazione e la gestione dei rischi correlati all’igiene degli impianti di trattamento aria. Vi sono Linee Guida per un’ispezione visiva semplificata, una check list da effettuare ogni 12 mesi.
In quali pericoli incorre chi si affida a personale non specializzato? Molti, a partire dalla non corretta valutazione dei rischi, che dipende anche dalla stessa conoscenza dell’impianto: all’atto pratico è come effettuare un esame diagnostico senza ricorrere agli strumenti adeguati. E chi darebbe i risultati di una Tac senza l’ausilio della macchina?