Una Tavola Rotonda per presentare un’indagine sui processi di pulizia nel settore alimentare e ascoltare le voci dei protagonisti del settore.
A Milano, il 2 ottobre, nella cornice del Westin Palace, è stata presentata e commentata l’indagine commissionata da Afidamp su come si svolgono le operazioni di pulizia nelle industrie alimentari.
Hanno partecipato:
maggiore Costantino Meloni, NAS
Massimo Artorige Giubilesi, vice presidente O.T.A.L.L.
Filippo Castoldi, dirigente U.O. Veterinaria – direzione Sanità Regione Lombardia
Silver Giorgini, direttore Qualità & Innovazione Prodotti Gruppo Orogel
Andrea Casa, presidente A.I.I.S.A.
Alessandro Amadori, Istituto Piepoli
Toni D’Andrea, ad Afidamp Servizi
Moderatrice: Chiara Lico, scrittrice, redattrice e conduttrice del TG2
La pulizia in un settore delicato come quello alimentare non coinvolge solamente i soggetti direttamente interessati, ma è un argomento che si riflette sulla collettività, riguarda la salute e la sicurezza del cittadino. La sanificazione ha un valore ‘scientifico’, è garanzia di sicurezza, di qualità, consente le prestazioni migliori. Come è stato sottolineato nel corso della giornata, non è un fattore staccato dal processo produttivo, ‘fa parte’ del prodotto: se la sanificazione non viene fatta a sufficienza oppure non è svolta correttamente la merce risulta più deperibile, le condizioni di conservazione ne risentono e così via.
L’articolo si svolge in 5 parti:
1 L’indagine
2 Misura per misura
3 Tema: pulizia dell’aria
4 La voce dell’industria
5 Le sfide al mercato
1 L’indagine
Alessandro Amadori, dell’Istituto Piepoli , ha presentato l’analisi specifica della pulizia professionale nell’industria alimentare, per evidenziare i fattori di criticità su cui si può intervenire per migliorare il processo produttivo delle aziende.
Sono state intervistate – con metodologia CATI (Computer Aided Telephone Interviewing) – 251 imprese, divise in sottosettori (caseario, dolciario, macellazione, trasformazione), articolate per dimensioni e livello di cultura organizzativa.
La maggioranza (il 68%) delle aziende (ed è un dato che rispecchia la realtà delle imprese italiane) ha meno di 10 dipendenti, il 21% ne ha da 11 a 50, l’8% da 51 a 250 e infine il 3% ha più di 250 dipendenti.
La pulizia
Fattore significativo, il costo, che tutto sommato non incide molto: infatti, per il 74% delle aziende intervistate, incide per meno del 5% del processo produttivo, ancora c’è la pulizia non è vista come elemento per produrre valore. E alla domanda se si pensa a un incremento del budget destinato alla pulizia, per circa l’80% delle aziende la risposta è stata di stabilità, con una lieve tendenza alla crescita e variazioni secondo il settore (più elevato nel dolciario).
Le pulizie vengono svolte per l’80% con personale interno, mentre l’11% esternalizza e il 9% utilizza un sistema misto (il tempo dedicato alle pulizie, in questo caso, viene svolto per il 49% da personale interno e per il 51% da quello esterno).
Chi esegue internamente le pulizie sceglie però i prodotti professionali, segnale che le aziende, anche se non si affidano ai professionisti della pulizia, cercano la rassicurazione della marca, anche se percepiscono i prodotti professionale come più costosi. I prodotti maggiormente acquistati sono i detergenti (99%), con la carta a seguire per l’89%.
Però il canale a cui si rivolgono per la maggioranza (87%) le aziende per gli acquisti è quello dei dealer.
La formazione
Chiaramente chiamate in causa sono le aziende che si affidano a personale interno per la pulizia. Qui le aziende si dividono: il 41% non fa corsi di formazione, a fronte del 59% che li fa. Più sensibile si dimostra il settore della trasformazione, anche se tutto sommato c’è una certa tendenza all’allineamento.
La durata dei corsi di formazione è risultata di meno di 8 ore per il 74% delle aziende.
C’è da dire che chi ha fatto corsi di formazione è rimasto soddisfatto: sommando i ‘molto soddisfatto’ agli ‘abbastanza soddisfatto’ si raggiunge il 98%, un buon risultato a conferma della possibilità di crescita in questo ambito. I dati sono in linea con quello che è il mondo delle aziende di piccola dimensione, tutto il sistema italiano non ha ancora chiaro il valore della formazione, è un dato generale: dove c’è una piccola impresa, c’è poca formazione.
Alla domanda se ritenessero utili i corsi di formazione di Afidamp, se l’associazione li dovesse programmare, la risposta è stata per il 42% delle aziende poco o nulla (per il 19% per nulla, il 23% poco) a fronte di un 5% che li ritiene molto utili e il 53% abbastanza.
Le aziende manderebbero il personale addetto alle pulizie ai corsi Afidamp? ‘No’ e ‘probabili no’ valgono per il 60% delle aziende, il 40% invece si dichiara intenzionato a partecipare (tra certi e probabili).
Tenendo conto che alla voce ‘conoscenza di Afidamp’ in quanto associazione di categoria, solo il 9% afferma di sapere chi è (si arriva al 10% unendo la conoscenza spontanea a quella suggerita) si può solo affermare che i margini di miglioramento sono ampi.
Chi affida le pulizie al personale esterno lo sceglie soprattutto per la garanzia del risultato (65%), ma anche per il risparmio di tempo (45%), mentre la voce economica non pesa tantissimo, solo il 22%*. Il maggiore criterio di scelta di un’impresa di servizi è la qualità del servizio (68%) e l’affidabilità (61%)*. In questo caso si nota che per il 43,5% le aziende alimentari chiedono all’impresa esterna di fare corsi specifici di formazione e in questi casi la soddisfazione raggiunge il 100%.
* domande a risposta multipla
Sintesi
– La maggioranza delle aziende si affida alla pulizia interna il costo per il 74% delle aziende non supera il 5% della produzione, usa però prodotti professionali (detergenti e carta sono i prodotti più acquistati).
– Quasi sei aziende su dieci, tra quanti utilizzano personale interno, fanno corsi di formazione e il 98% è soddisfatto del risultato. D’altra parte, quattro aziende su dieci non hanno consapevolezza dell’importanza della formazione anche per quanto riguarda le pulizie.
– Chi si affida a società esterne fa una scelta di qualità e di affidabilità.
– Rimane un ampio margine per fare crescere il settore, soprattutto legate alla formazione.