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LE AZIENDE E LA SOSTENIBILITÀ
Sostenibilità, visione green su tutti i fronti: se ne parla tanto ma come viene interpretato e quale ruolo riveste realmente nell’economia di gestione di un’Azienda? Questi ultimi sono stati anni di cambiamenti importanti, nella visione macro e micro della realtà.
Per quanto riguarda la necessità globale di un approccio green non è messo in discussione, si è estesa la consapevolezza che i cambiamenti climatici, i problemi causati dall’alto tasso di inquinamento per dire solamente i più citati, non sono esagerazioni e fake news e la via da percorrere porta alle scelte sostenibili. D’altra parte, il business delle aziende è fare profitto: come si conciliano questi due cammini? Il consumatore da parte sua premia chi opera queste scelte?
“Rispetto alla consapevolezza cresciuta nel consumatore di ricercare prodotti efficaci, ma che agiscano nel pieno rispetto dell’ambiente e della salute del consumatore, per noi di I.C.E.FOR non è un tema nuovo. Abbiamo registrato il nostro primo prodotto detergente a marchio Ecolabel nel lontano 2002 e negli anni ci siamo fatti promotori di messaggio di ecologia certificata anche attraverso la divulgazione sulla stampa di importanti articoli redazionali a sostegno della causa” ricorda Sergio Antoniuzzi.
Il tema della sostenibilità ambientale ha sempre più importanza, “L’attenzione al Green è cresciuta in ogni ambito e per ogni fascia di prodotto – ne è convinto Dante Rossetti – Nei prossimi anni le aziende che non si organizzeranno non saranno sul Mercato”. Parere condiviso da Stefano Polti, che è persuaso che questa sensibilità condizioni lo stile di vita delle persone portandole a fare una serie di scelte e azioni quotidiane che si traducono anche in acquisti “responsabili” in senso stretto”.
Per Stefano Grosso bisogna distinguere chiaramente l’opportunità commerciale “che nasce da un sentimento sempre più diffuso della committenza, dal reale approccio sostenibile di un’azienda. Essere sostenibili non si mostra esclusivamente con qualche caratteristica di prodotto, ma avendo a cuore i temi ambientali, sociali e gestionali nelle attività quotidiane”. Dire solo ‘green’ “è riduttivo perché coinvolge solo un aspetto della sostenibilità, mentre è più corretto lavorare in ottica ESG, ossia seguendo un percorso più a tutto tondo che coinvolga innanzitutto le persone, per poi estendersi ai processi, mantenendo sempre l’attenzione sugli aspetti ambientali”.
Per IPC L’impegno verso una produzione sostenibile è sempre stato molto forte. “L’approccio integrato alla difesa dell’ambiente viene dimostrato anche dagli investimenti messi in atto – fa notare Gabriella Bianco – Stiamo infatti installando impianti fotovoltaici su tutti e 5 gli stabilimenti italiani per un totale di 2,3 Megawatt di potenza che ci consentirà di ridurre le emissioni di CO2 di oltre il 40%”.
È vero che i cambiamenti climatici hanno avuto un forte peso sull’impostazione dell’orientamento ‘green’, afferma Bruno Ferrarese: “L’attenzione si è modificata e per quanto riguarda l’Italia, la Francia, la Spagna e altre nazioni ad essa si aggiunge la siccità di questi due ultimi anni che sembra essere dovere divenire endemica.
Noi imprenditori siamo chiamati a modificare la nostra attuale offerta al mercato che tenga conto sia della situazione geopolitica sopra descritta, sia della conversione al green e della industria 4.0 e della digitalizzazione, che alla riduzione del consumo idrico”.
Paolo Taoso mette in luce quanto Comac sia impegnata nella produzione sostenibile. E questo ha spinto l’Azienda ad adottare la norma internazionale ISO14067 che definisce i requisiti per la quantificazione dell’impronta climatica di prodotto, CFP – Carbon Footprint of Product.
Sostenibilità è una parola importante nel vocabolario di Polti, lo sostiene con forza Stefano Polti: “È un valore cardine sul quale abbiamo costruito la nostra visione ed è al centro della nostra attività, a partire dai prodotti che permettono di disinfettare gli ambienti senza ricorrere a sostanze nocive e prevedono un ridotto utilizzo di acqua”.
Come le Aziende declinano il green nella produzione
La parola intanto a KlinMak, con le considerazioni di Eugenio Cagna: “Se ne parla tanto, ma si fa ancora fatica a comprendere appieno il vero significato del termine sostenibilità. KlinMak produce solo macchine sostenibili: risparmia energia, acqua, detergente, peso, materiali plastici – metallici – imballi. Ha introdotto il filtro Hepa H13 per filtrare l’aria contaminata dopo la pulizia, ha ridotto il rumore nella Gamma Trion eliminando il motore elettrico della turbina, ha ridotto del 50% il peso delle sue lavasciuga e le dimensioni complessive”.
E le batterie al litio nell’arco di vita della macchina non si cambiano quasi mai. “Ma riteniamo ci sia ancora molta strada da fare da parte dei distributori e delle imprese di servizio nel coglierne tutti i significati ed attuarli. Le resistenze al cambiamento sono ancora fortissime – sono le parole di Cagna – L’attenzione tuttavia comincia ad esserci, ma con tempi lunghi di recepimento. Per KlinMak sostenibilità significa… ridurre tutto quello che si può… a pari prestazioni”. Se poi, come nel nostro caso, si migliora la pulizia con l’uso di serie delle Due o Quattro spazzole, tanto di guadagnato. Ovviamente la riduzione coinvolge anche il costo in uso, vero e proprio indicatore della sostenibilità”.
Per quanto riguarda Comac, l’azienda sta monitorando la Carbon Footprint di 20 lavasciuga inserite nella sua gamma. La lavasciuga pavimenti Antea 50 BT CB è però la prima, ad essere inserita anche nel programma Carbon Footprint Italy, e per questo dotata del marchio CFI. Paolo Taoso spiega: La registrazione al programma CFI ha permesso di apporre il marchio direttamente sulla lavasciuga Antea 50 BT CB, in modo da fornire tutte le informazioni di dettaglio che garantiscono la genuinità del dato per aumentare la credibilità della comunicazione dell’azienda”.
Sugli altri fronti della sostenibilità, Comac è da sempre attenta al riutilizzo dell’acqua delle operazioni di pulizia e proprio da questo è nato il progetto #comac4water con ReWater: il sistema di filtrazione semplice ed efficace in grado di riutilizzare l’acqua delle lavasciuga pavimenti; NSC – Non Stop Cleaning: è una tecnologia Comac installata a bordo macchina che consente di riusare l’acqua di lavaggio dei pavimenti per più giorni. La tecnologia NSC riduce dell’80% l’acqua impiegata per le operazioni di pulizia e del 90% il chimico. InAqua: il sistema esterno per pulire l’acqua delle pulizie. Comac ha pensato anche ad un sistema esterno per il riciclo e il riutilizzo dell’acqua legata alle operazioni di pulizia.
InAqua è un impianto indipendente molto semplice da utilizzare. Viene chiamata anche “lavatrice dell’acqua” perché il suo funzionamento è molto simile a quello di una lavatrice di casa: viene caricata l’acqua sporca direttamente dalla lavasciuga, e mediante l’utilizzo di un semplice prodotto, InAqua è in grado di far aggregare lo sporco e dividerlo fornendo acqua pulita in uscita. In soli 60 minuti può pulire fino a 150 litri di acqua. “Trovare partner etici con cui collaborare – dichiara Paolo Taoso – è un modo per trasmettere ai clienti e anche ai dipendenti i valori dell’azienda basati sulla riduzione delle emissioni, eliminazione degli sprechi e attenzione e rispetto per le persone”.
Per IPC ricerca e innovazione sono orientate verso sistemi, dispositivi e componenti all’interno macchine – che siano idropulitrici, lavasciuga o aspiratori – in grado di ridurre le emissioni di CO2 durante l’intero ciclo di vita, i consumi di acqua ed energia e che siano prodotti con plastica riciclata e riciclabile.
“Ricerca e innovazione sono orientate verso sistemi, dispositivi e componenti all’interno delle nostre macchine – che siano idropulitrici, lavasciuga o aspiratori – in grado di ridurre le emissioni di CO2 durante l’intero ciclo di vita, i consumi di acqua ed energia e che siano prodotti con plastica riciclata e riciclabile – afferma Gabriella Bianco – Carbon Footprint perché le emissioni devono essere misurate; Remade in Italy perché devono riutilizzare materiali di scarto riducendo al minimo i rifiuti; e nel caso delle lavasciuga devono riportare il marchio Green Cleaning Efficiency che identifica la loro elevata efficienza di pulizia pur utilizzando la minor quantità di acqua ed energia.
“Il bello del percorso che stiamo seguendo in ISC è scoprire che alcune attività che svolgiamo da anni rispondono pienamente ai criteri di economia circolare, come nel caso dell’ampio parco di macchine revisionate e reimmesse nel mercato o nella gestione del fine vita dei prodotti – mette in evidenza Stefano Grosso – Da un punto di vista di prodotto, abbiamo sposato sempre marchi con una grande sensibilità ai temi ecologici. Non abbiamo mai pensato alle differenze di genere, perché è nella natura di ISC dare ampio spazio a chiunque sappia fare bene le cose, mentre stiamo lavorando per creare maggiori sinergie con i territori su cui siamo presenti”.
Per I.C.E.FOR parlare di sostenibilità è parlare di una vita aziendale: “Inoltre – come ci tiene a fare notare Sergio Antoniuzzi – I formulati sono completamente e rapidamente biodegradabili in parte derivati da scarti vegetali alimentari – barbabietola da zucchero e grano; sono privi di materie prime di origine animale e non sono sottoposti a test sugli animali (Certificati Ecobiocontrol e Ecobiovegan); sono testati sui metalli pesanti (Nickel, cromo e cobalto tested); sono raccomandati per la qualità, i processi produttivi ed i sistemi di gestione certificati con norme internazionali di prodotto BRC e IFS; sono prodotti in economia circolare”.
Oltre a ciò, I.C.E.FOR ha redatto su base volontaria (in quanto l’azienda non ha l’obbligo di produrre questo documento, come invece devono fare le aziende di grandi dimensioni (oltre 500 dipendenti o bilancio consolidato sopra soglia) e gli enti di interesse pubblico) per i due anni appena trascorsi il Bilancio Di Sostenibilità secondo i principi dello standard GRI (Global Reporting Initiative). Icefor ha fatto propri numerosi obiettivi dell’AGENDA 2030 delle Nazioni Unite declinandoli sulla propria realtà e traducendoli in azioni misurabili.
Antoniuzzi sottolinea l’impegno costante nei confronti dell’ambiente, della salute e della sicurezza, testimoniate dalle numerose certificazioni: UNI EN ISO 9001 – dal 1995; UNI EN ISO 14001 – dal 1997; UNI ISO 45001 – dal 1999; BRC GS Consumer Products – dal 2007; AISE CHARTER – dal 2007; IFS HPC – dal 2017; Plastica Seconda Vita – dal 2017. Novità assoluta: “Recentemente la nostra azienda ha ottenuto la attestazione ISO 14067 – Carbon footprint, ovvero la certificazione che attesta i requisiti e riporta l’effettiva impronta di carbonio di un prodotto”.
“Il vapore è un elemento sostenibile per natura, si inserisce quindi perfettamente nella logica green – evidenzia Stefano Polti – La tecnologia alla base dei nostri prodotti è costituita da semplice acqua di rubinetto trasformata in vapore per pulire, igienizzare e disinfettare gli ambienti e le superfici senza sostante tossiche”.
Polti ha avviato un’importante collaborazione con il centro di ricerca Sustainability Lab della SDA Bocconi “per procedere a una revisione strategica del nostro modello di impresa sostenibile e socialmente responsabile, in linea con l’iniziativa lanciata dall’Onu nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Dopo una prima fase di analisi, oggi stiamo valutando tutte le attività da intraprendere per definire un piano di attività coordinate tra loro con obiettivi chiari, misurabili e che renderemo presto pubblici”.
E Luca Cocconi presenta Aladin “il sistema di dosaggio automatizzato nato con l’obiettivo di fornire una soluzione altamente tecnologica e sicura nell’ambito del cleaning. Sicuro per l’operatore poiché la corretta diluizione del prodotto, garantita dal sistema, permette un miglioramento o eliminazione della simbologia di pericolo da detergente super concentrato a prodotto pronto all’uso”.
“La sfida attuale più complessa è questa: l’ambiente e l’economia devono viaggiare di pari passo – commenta Laura Salviato, Essecinque – Come operatori del settore cerchiamo di proporre inoltre dei prodotti che possano avere anche un utilizzo più lungo nel tempo, così da ridurre la produzione di rifiuti, e questo si traduce di conseguenza in risparmio economico: lo stesso prodotto più duraturo abbatte la necessità di ricorrere all’usa e getta”.
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