di Chiara Merlini
L’analisi dei temi chiave e delle strategie per ridurre l’impatto ambientale.
Nel corso degli Stati Generali della Green Economy, che si sono svolti durante Ecomondo, la manifestazione dedicata alla Green e Circular economy che si è tenuta a Rimini ai primi di novembre, è stato fatto anche il punto della situazione relativamente ai temi strategici dell’economia verde nel nostro paese. Eccone un breve riassunto.
Green Economy
L’economia verde o economia ecologica, è un modello di sviluppo economico che prende in considerazione anche l’impatto ambientale. La green economy considera l’ambiente come investimento: non intende solo rendere le produzioni ecocompatibili ma anche produrre business.
Sull’argomento energia e clima, si è notato che le emissioni di gas serra nel 2016 sono calate, anche se il 2017 non confermerà un trend favorevole, soprattutto per quanto riguarda il settore legato all’elettricità. Questo 2017, infatti, si è caratterizzato come il secondo anno più caldo dal 1880 e – dati Istat – negli ultimi 40 anni i ghiacciai alpini si sono quasi dimezzati, quanto a volume.
Il Piano nazionale per l’efficienza energetica del 2014 segnalava 15,5 Mtep (il tep è la di petrolio, un’unità di misura dell’energia) come obiettivo di riduzione dei consumi energetici, tra il 2011 e il 2020: ma al 2015 il risparmio è stato di 6 Mtep, quindi circa il 40% del target in 5 anni e tutto fa presumere che non si riuscirà a raggiungere l’obiettivo fissato.
Nel 2015 però l’Italia ha superato l’obiettivo di quota di rinnovabili (sul consumo interno lordo) con il 17,5% (la media europea è del 16,7%). Attenzione al settore elettrico, però, che rappresenta il 40% di tutte le energie rinnovabili e che quest’anno segna il primo calo, causato dalla diminuzione della produzione idroelettrica e dell’eolico. Sono diminuiti anche gli investimenti nelle rinnovabili, dai 3,6 miliardi di euro nel 2013 all’1,7 dello scorso anno.
Comportamenti virtuosi e no
Sul fronte dell’economia circolare (con questo termine si intende un sistema economico in grado di rigenerarsi da solo) per quanto riguarda i rifiuti ci sono stati profondi cambiamenti negli ultimi 20 anni; risale a questo arco di tempo la messa in atto del D.Lgs. 22/97. In partenza l’80% dei rifiuti finiva in discarica, mentre oggi questa quota è rappresentata dal 25%; la raccolta differenziata nel 2016 è stata del 52,5% e il riciclo del 47,7%.
Sono 5.000 le imprese – con 120.000 occupati e fatturato di diverse decine di miliardi di euro – che si occupano di rifiuti; c’è da segnalare però che in questo caso le differenze tra le diverse regioni sono tante: per considerare solo i due estremi, il Trentino Alto Adige è arrivato al 65% mentre la Sicilia è ferma al 12,8%.
Poca sensibilità, invece, dell’Italia – a confronto con i paesi dell’Unione Europea – nella spesa pubblica per quanto riguarda gli investimenti in Ricerca & Sviluppo sui temi dell’ambiente: nel 2015 sono diminuiti del 5,8% rispetto all’anno precedente (nella UE sono cresciuti dell’8,7%). Considerando la spesa pro capite per l’ambiente, il nostro paese si colloca al decimo posto in Europa, anche se però presta grande attenzione all’Ecolabel: infatti, può vantare 351 licenze Ecolabel, e davanti ha solo la Germania.
Agricoltura, natura e territorio
L’Italia è un paese legato all’agricoltura e in questo settore i dati sono positivi: Expo 2015 è stata riconosciuta un buon fattore di traino a questo proposito. Appunto i dati di quell’anno segnalano che il 12% della superficie dedicata all’agricoltura è coltivata con sistemi biologici e nel 2016 è cresciuta del 20,3% a confronto con il precedente (dopo gli Usa, il nostro paese è quello che esporta maggiormente il biologico).
Anche per le certificazioni dei prodotti agroalimentari siamo in testa, con il 27,5% del totale europeo. Il nostro capitale naturale può essere stimato in termini monetari: i servizi forniti dagli ecosistemi “valgono” 338 miliardi di euro, circa il 23% del Pil, mentre la spesa per la protezione della natura e del paesaggio milioni (0,03% del Pil).
Se pensiamo alla ricchezza della biodiversità dell’Italia, con 6.700 specie di flora e 58.000 di fauna, e con foreste che rappresentano il 37% del territorio, ci rendiamo conto dell’importanza della tutela di questo patrimonio. Nota dolente però è il consumo del suolo: nei sette mesi fra novembre 2015 e maggio 2016 sono stati coperti artificialmente 50 chilometri quadrati di territorio, molto al di sopra della media europea. Sicilia, Campania e Lazio sono le regioni meno virtuose.
Acqua, sorgente di vita e… grande componente del nostro capitale naturale. Tuttavia, la differenza tra l’acqua immessa nella rete idrica e quella erogata nei soli comuni capoluogo di provincia è stata più di un miliardo di metri cubi! Le perdite idriche nelle città in media sono il 38%, con valori molto diversi: Macerata è la più efficiente, con il 9% e Frosinone la meno, con una dispersione che arriva al 75,4%. Purtroppo i dati non sono confortanti: negli anni le perdite nelle città sono addirittura aumentate: dal 35,6% del 2012 si è arrivati al 38,3% del 2015. In 16 anni sono stati investiti nella gestione del patrimonio idrico 24 miliardi di euro, ma la situazione non è certo migliorata.
Scarso appeal per la Mobilità sostenibile
L’auto è un bene che piace agli italiani: infatti, siamo il paese europeo con il tasso più alto di motorizzazione privata, con 600 auto a benzina e diesel ogni 1000 abitanti. L’auto elettrica non ha ancora trovato un mercato molto ricettivo, a confronto con gli altri paesi europei: in Norvegia il 29% delle auto immatricolate in un anno sono elettriche, da noi lo 0,2%. Costante però la crescita delle auto ibride: nel 2016 sono il 2,1% del totale delle immatricolazioni (+0,4% a confronto con il 2015. E l’Italia è il maggior paese europeo per le auto alimentate a gas (80.000 vetture).