“Puliamo il Buio”: dal 22 al 24 settembre gli interventi nelle grotte

Dal 22 al 24 settembre la Società speleologica italiana organizza  l’edizione 2017 delle giornate che intendono segnalare e bonificare grotte e cavità artificiali utilizzati come discariche abusive.c3494_c3491_PuliamoBuio2016_2 

Segnalare dettagliatamente i casi di ipogei naturali e artificiali utilizzati come discariche abusive e le conseguenti situazioni di rischio, procedere almeno in parte alla loro bonifica e proporre possibili soluzioni: è questo l’obiettivo di “Puliamo il Buio”, iniziativa della Società speleologica italiana, la cui edizione 2017 è in programma a settembre in diverse grotte e cavità artificiali dal Nord al Sud d’Italia.

La manifestazione, legata al progetto Puliamo il mondo” di Legambiente, ha consentito di raccogliere – dalla prima edizione che si è svolta nel 2005 all’ultima dell’anno scorso – 156.168 kg di materiali, avviati a discarica autorizzata. Sono state impiegate in totale 2.915.183 ore/uomo di lavoro.

Le giornate di Puliamo il Buio saranno anche occasione per aggiornare il Censimento delle cavità a rischio ambientale, ossia gli ambienti sotterranei dove è stata rilevata la presenza di materiali o condizioni in grado di alterare e inquinare le acque provenienti da sottosuolo. “Le acque sotterranee sono fonti preziose di approvvigionamento colturale e civile; il loro inquinamento può mettere a rischio anche le delicate forme di vita di eccezionale specializzazione presenti nei vuoti sotterranei esplorati e documentati dagli speleologi”, afferma Vincenzo Martimucci, Presidente della Società speleologica italiana .

Il Censimento, avviato nel 2005, in continuo aggiornamento, vuole essere un importante strumento di lavoro per chi opera per la protezione dell’ambiente carsico e delle risorse idriche. “Questa opera di tutela avviene attraverso la rimozione e lo smaltimento dei rifiuti, la valorizzazione degli habitat naturali e il fermo contrasto delle discariche abusive. Per tutto questo, sono indispensabili i dati della ricerca speleologica e una sempre maggiore attenzione da parte degli enti governativi che si occupano di politiche ambientali”, conclude Martimucci.



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